Napoli e il presepe: un binomio inscindibile

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Ritorna a Caivano, dopo due anni, il presepe vivente, evento natalizio tanto atteso dalla cittadinanza, che ha salutato l’iniziativa del comitato eventi della parrocchia di San Pietro con commenti entusiastici e toni festosi.

Anche la frazione di Pascarola esprime la sua ansia di rinascita trasformando l’intero suo borgo in un grandissimo presepe vivente.

Degne di plauso e incoraggiamento sono queste belle iniziative di cittadini in un periodo particolarmente suggestivo come quello natalizio.

Il Natale a Napoli è soprattutto presepe

San Gregorio Armeno

San Gregorio Armeno con i tradizionali pastori, cui si aggiungono ogni anno personaggi di attualità, a comporre una storia infinita e sorprendente, nella quale il sacro si mescola al profano, il museo di San Martino, con il famoso presepe Cuciniello, sono, ogni anno, un dolce richiamo per i turisti di tutte le latitudini.

Spesso capita, però, che proprio i Napoletani e soprattutto i giovani non conoscono i luoghi della tradizione e i tesori che essi custodiscono; per tale motivo ho ritenuto opportuno approfondirlo studio del presepe e della sua storia, dalla origini al ‘700, il periodo del suo massimo splendore.

L’origine del presepe

Presepe di Greccio negli affreschi di Giotto

Il soggetto della Natività si trova già dal II secolo in alcune pitture delle catacombe e nei rilievi di sarcofagi; ma la vera e propria origine del presepe è da ricondurre alle antiche sacre rappresentazioni medioevali, eseguite durante le festività natalizie, da cui San Francesco avrebbe tratto l’idea del presepe, realizzandolo per la prima volta, nel Natale del 1223, in un bosco presso Greccio in provincia di Rieti.

La popolarità del presepe ha inizio, però, soltanto nel ‘400 soprattutto nell’Italia centro-meridionale, dove la Natività è rappresentata con figure essenziali, concentrate sull’evento sacro che si sta svolgendo.

In questo periodo nei documenti degli archivi napoletani cominciano a comparire i figurinarum sculptores, che creano le famose statuine per le chiese di San Giovanni a Carbonara, San Domenico Maggiore e Santa Chiara.

Nel corso del ‘500 si registrano dei mutamenti scenografici: compare infatti qualche piccolo accenno al paesaggio, ad animali come cani, pecore e capre, oltre all’asino e al bue, sempre presenti nella grotta, situata in basso con angeli e pastori; più su le montagne con le greggi e, in lontananza, il corteo dei Re Magi.

Il secolo d’oro del presepe

Figurinaio

 Il secolo d’oro del presepe è il ‘700 a Napoli, sotto il regno di Carlo III di Borbone, che può essere considerato il vero e  proprio mecenate del presepe artistico. In questo periodo compare il ‘figurinaio’, cioè il creatore di statuette bellissime, di pastori, lavandaie, contadini, Re Magi. Ogni anno la tradizione diventa sempre più raffinata per le arti napoletane, in cui sono impegnati scultori, orafi, architetti, tessitori di sete, sarte di corte e suore di Santa Chiara, dedite a cucire i vestiti di quella folla di personaggi.

Verso la fine del ‘700 si ha notizia che, sempre a Napoli, in alcune botteghe sparse nei quartieri popolari si può assistere anche a uno spettacolo, vero e proprio antenato del presepe vivente: l’oste che mesce il vino, gli avventori che giocano a carte, i pastori e gli zampognari che avanzano verso la Sacra Famiglia.

Sempre a Napoli si verifica anche un mutamento del presepe, dall’aspetto mistico e religioso a quello di rappresentazione: in alcuni teatri della città, infatti, dalla vigilia di Natale all’Epifania, viene recitato il mistero della Natività.

A questo punto mi viene in mente quella meravigliosa opera teatrale di Eduardo, ‘Natale in Casa Cupiello’, incentrata proprio sul presepe, che, per molti anni, nelle feste natalizie, richiamava a teatro migliaia di spettatori, non solo napoletani, e che è la storia comica e patetica di Luca ‘Lucariello’, mite e sognatore, tanto preso nella preparazione del presepe da non accorgersi che la sua famiglia rischia di andare a rotoli.

I più bei presepi a Napoli

Presepe dei Borbone alla Reggia di Caserta

Nel ‘700, durante il suo regno, Carlo III di Borbone, insieme alla corte e alla moglie, ogni anno, negli immensi saloni di palazzo reale, a Napoli in occasione di Natale edificava il presepe con i tradizionali pastori in ricchi abiti di seta e velluto e con più di 150 angeli.

Oggi questo presepe non esiste più; fu disfatto nel 1840 e molti di quei meravigliosi pastori sono custoditi nel museo di Capodimonte.

Nel 1843, infatti, il re di Napoli, Ferdinando II, in occasione dell’apertura della linea ferroviaria Napoli-Caserta, per attirare grande folla in questa città, fece ricostruire l’antico presepe nella cappella della Reggia di Caserta.

Oggi è andata via via scomparendo la tradizione di allestire in ogni casa il presepe, che, per il popolo era una sincera manifestazione di fede, ma per l’aristocrazia e la ricca borghesia napoletana era un pretesto per ostentare il lusso, la ricchezza e la potenza della famiglia.

A Napoli però possiamo esprimere l’orgoglio di possedere il presepe più famoso del mondo, il presepe Cuciniello.

Il presepe Cuciniello

Presepe Cuciniello Napoli, effetto luce che cade dall’alto

Il presepe Cuciniello è la rappresentazione presepiale del ‘700 più celebre al mondo: vero e proprio gioiello dell’arte napoletana, composto da oltre 800 statuine, ubicato nella Certosa di San Martino con una storia molto particolare a partire dal suo proprietario.

Michele Cuciniello, nato a Napoli nel 1823, laureato in architettura, aveva molteplici interessi: uomo colto ed eclettico, drammaturgo, dopo aver trascorso un breve periodo della sua gioventù a Parigi, rientrò a Napoli; qui si appassionò ai pastori del ‘700 di cui divenne ben presto un grande cultore collezionandone 800 pezzi, che decise di donare al museo di San Martino ad una condizione imprescindibile: avrebbe dovuto curare lui stesso l’allestimento scenografico e la collocazione dei pastori. La trovata di maggior impatto visivo, posta in alto dall’architetto Cuciniello, fu quella di tagliare in parte la volta dell’ambiente in cui era collocato il presepe per creare un effetto molto suggestivo mediante la luce che cade dall’alto. 

II Cuciniello realizzò poi la scenografia, il cosiddetto ‘scoglio’, con grande magnificenza e la divise in tre parti, che rappresentavano le tre scene principali:

LA NATIVITÀ

La Natività

L’ANNUCIO AI PASTORI

L’ annuncio ai pastori

 

LA TAVERNA

La Taverna

I presepi, diversamente dalle altre opere, che prendono il nome dall’autore, vengono denominati dal collezionista; nel caso del presepe Cuciniello, Michele Cuciniello è l’autore della scenografia e della collocazione dei pastori, da lui collezionati e, quindi, di sua proprietà.

A causa di un progressivo degrado il presepe Cuciniello, inaugurato nel 1879, ha subito un primo, rudimentale restauro nel 1966.

Un rigoroso intervento di recupero, invece, durato cinque anni, effettuato nel 1984, ne ha messo in luce l’arte e la bellezza, dando lustro a quello che è il presepe più famoso del mondo, che si trova a Napoli perché da sempre:

NAPOLI E IL PRESEPE FORMANO

UN BINOMIO INSCINDIBILE

 

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