Esports in Italia: a che punto siamo?

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Da diversi anni a questa parte gli esports si stanno attestando come un vero e proprio fenomeno di costume. Il mondo dell’intrattenimento è cambiato: oggi non si gioca più ai videogame solo per puro diletto, ma anche a scopo agonistico, in ambienti seriamente professionali. Complice della diffusione dei giochi virtuali a livello globale è stato sicuramente anche il boom degli smartphone, che paradossalmente cozza però con la natura degli esports: da mobile ci si può imbattere in conversioni di giochi che di solito si svolgono dal vivo, come accade ad esempio tra i tavoli del casinò online, ma le esperienze videoludiche ad alto livello richiedono l’utilizzo di sistemi all’avanguardia come pc aggiornati e console all’ultimo grido. Solo così ci si può allenare per sfidare altri gamer dal notevole potenziale.

“League of Legends” e “Fortnite” sono solo alcuni dei titoli più gettonati tra i professionisti. L’anno scorso, tuttavia, l’evento esports più seguito in assoluto è stato individuato nelle World Series di FreeFire. In Italia, invece, uno dei giochi che va per la maggiore è “Clash Royale”, ma competizioni che venivano organizzate fino a qualche anno fa non hanno più trovato seguito. La mancanza di sponsor si fa sentire: lo Stivale non è ancora paragonabile all’America sotto questo punto di vista. Sebbene i giocatori italiani abbiano poco da invidiare ai colleghi internazionali per la maestria con la quale maneggiano i gamepad, molti tornei, anche quelli pensati per giochi mobile, faticano ad attirare le masse.

I gamer italiani sembrano meno restii a giocare da smartphone. Questo perché i telefoni di alta fascia sono più facilmente reperibili rispetto ai più potenti pc, che richiedono tra l’altro montaggi e configurazioni varie. Nel complesso, comunque, almeno mezzo milione di italiani segue ogni giorno eventi di esports. In media si dedicano ai videogiochi 5 o 6 ore a settimana. A catalizzare il fenomeno nel Belpaese è stata soprattutto la piattaforma di streaming Twitch, la preferita dai gamer per comunicare con i propri colleghi e i propri fan, oltre che per mostrare le potenzialità di un nuovo gioco, spesso anche in anteprima.

Il pubblico italiano degli esport è composto principalmente da uomini tra i 20 e i 40 anni. Contrariamente a quanto in molti potrebbero pensare, i maghi dei videogame non sono dei fannulloni: anzi, molti di loro presentano un livello di istruzione superiore alla media e risultano ben inseriti nella società lavorativa. D’altro canto, molti titoli sono chiaramente pensati anche per i più adulti. Si pensi ad esempio alle simulazioni sportive come i giochi calcistici della serie “FIFA”, che ogni anno vengono riempiti di nuove opzioni per rendere l’esperienza più realistica, come le personalizzazioni tattiche delle squadre. Nel comparto mobile, invece, vengono premiati perlopiù i giochi di strategia.

Gli esports sono nati pochi anni fa e l’Italia sembra non averne ancora capito del tutto il potenziale, ma presto il mondo intero dovrà ricredersi sulla portata di questo settore. Nel 2023 gli esports saranno protagonisti anche alle Olimpiadi e come minimo la prima conseguenza si tradurrà in un aumento dei posti di lavoro anche da noi. Insomma, è solo questione di tempo: il futuro degli esports sembra già garantito.

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