A trent’anni dalla strage di Capaci in cui furono barbaramente assassinati il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, vogliamo ricordare il sacrificio di questi eroi con la semplice riproposizione degli scritti di due alunni della scuola ‘Milani’, che nel decimo anniversario dell’eccidio ebbero la fortuna, insieme a tutti gli studenti, di incontrare Maria Falcone, che il 26 aprile 2002 presenziò alla manifestazione finale del Progetto Legalità organizzato dalla scuola.
Primo scritto
’26 aprile 2002 – Cronaca di una giornata indimenticabile’, vissuta dall’alunno Petito Francesco (classe III A)
Il 26 aprile, il giorno dopo la festa della liberazione, la nostra scuola ha avuto l’onore di ospitare la professoressa Maria Falcone.
Abbiamo aspettato il suo arrivo con impegno e con ansia e, per più di un mese ci siamo attivati nella ricostruzione della storia del Pool Antimafia.E’ stato emozionante trovarsi a tu per tu con una donna che ha vissuto, seppure indirettamente, l’esperienza di Giovanni.
Si Giovanni! Così ci viene di chiamare spontaneamente il nostro giudice Falcone. Lo sentiamo nostro amico e siamo sicuri che lui è felice di questa nostra ‘licenza’.
Quando i miei compagni, indossando la toga, davano voce alle sue parole, rifiutavo di credere che un uomo così sia potuto finire con la morte.
Certo, mi dicevo, la sua idea vive in noi!
E lui? Guardando il cielo lo immaginavo un angelo che sorrideva tra i baffi nel vedere quei ragazzi, seri, commossi, coscienti della sacralità delle parole a cui davano voce. Forse mai, dietro le quinte e in platea, si è avuto un così profondo silenzio.Era commossa Maria Falcone, era commosso il pubblico che alla fine è esploso in un applauso liberatorio.
In uno spazio di venti minuti abbiamo sintetizzato il lavoro di diverse settimane: una magnolia alimentata dalla linfa della solidarietà, dal senso dello stato, dalla giustizia… uno sportello bianco che richiamava alla Croma di Falcone… una piovra con i tentacoli dell’usura, dell’omertà, un decalogo prodotto dai ragazzi per far crescere l’albero di Falcone ci hanno riportati tutti a quella terribile primavera del 23 maggio del 1992.
La voce dei miei amici, la loro serietà, il loro impegno hanno commosso tutti. Anche la signora Falcone era emozionata e ci ha onorato quando ha dichiarato di essere piacevolmente sorpresa dall’entusiasmo e dalla preparazione degli alunni incontrati già in mattinata a scuola in un dibattito.
Forse è anche opera sua se il nostro Dirigente, professoressa Francesca Falco, il 23 ha rappresentato la scuola campana nell’aula bunker di Palermo.
Secondo scritto
‘Pensieri sparsi’ di Francesco De Lucia (III A) che nella rappresentazione scenica impersonava proprio il giudice Falcone
Quanta tristezza nel costatare che tutte quelle persone che si sono illuse di annientare ‘Cosa Nostra’ hanno perso la vita. Purtroppo, ormai, sembra che la mafia sia parte di noi, della nostra società. E’ come quando una casalinga si sveglia e spruzza dell’insetticida per scacciare le mosche: al momento qualche insetto muore, ma la maggior parte esce all’aria aperta e al mattino seguente la donna se li ritrova di nuovo in casa a ronzare per le stanze.
Con questa banale similitudine ho cercato di far capire la mia opinione e il mio pessimismo.
Non voglio dare ad intendere che sono rassegnato ma ho poche speranze, perchè sono convinto che fino a quando non ci sarà una ferma volontà di combattere l’illegalità, in tutti i luoghi istituzionali la mafia rimarrà sempre vincente perchè il cittadino comune non si sente tutelato.
Quanta sconvolgente attualità in questo scritto di un adolescente di 20 anni fa, che lancia un messaggio ancora oggi attualissimo: Il cittadino comune non si sente tutelato, se la mafia, la camorra, ed ogni forma di illegalità non si combattono prima in tutti i luoghi istituzionali.