Siamo in prossimità della seconda domenica di maggio, una data che per i cittadini di Caivano, almeno quelli di una certa età, riveste una grande importanza, perché in tale giorno si festeggia la Madonna di Campiglione, patrona di Caivano.
Tale festività, un tempo molto sentita e attesa, oggi si celebra ancora, anche se interrotta, da qualche anno, a causa della pandemia, ma le innumerevoli distrazioni e complicazioni attuali ne hanno sminuito il coinvolgimento con la vita dei cittadini.
Queste righe vogliono essere, perciò, uno stimolo a ricordare le nostre più antiche tradizioni e a rivivere le più suggestive emozioni.
Fino ai primi anni cinquanta del secolo scorso, il nostro onesto e laborioso paese era principalmente dedito all’agricoltura: gli uomini e, spesso, anche i bambini, che erano adibiti alla raccolta delle patate, lavoravano nei campi dall’alba al tramonto; le donne sbrigavano in casa le faccende domestiche, le ragazze, che si sposavano molto giovani, si preparavano a diventare fedeli spose e buone madri, imparando a cucinare e a ricamare il corredo, più o meno ricco a seconda delle condizioni economiche della famiglia.
Tale corredo su cui facevano bella mostra i gioielli in dote alla sposa, era esposto alla pubblica ammirazione pochi giorni prima del matrimonio. Il giovedì precedente la domenica delle nozze, il corredo, caricato su un carro trainato da buoi, al cui collo pendevano campanelli tintinnanti ed una coppia di capponi, offerti dalla mamma della sposa ai carrettieri, veniva portato a casa dei novelli sposi.
La festa, probabilmente, ebbe inizio alla fine del 1400: infatti, secondo la leggenda del miracolo, fu nel 1483 che la Madonna salvò, per le preghiere della madre, un giovanetto innocente che stava per essere impiccato.
L’ alzabandiera del lunedì in Albis, di cui avremo modo di parlare più diffusamente in seguito, segna l’avvio delle celebrazioni in onore della Madonna. Nei giorni di festa vera e propria, la seconda domenica di maggio, il lunedì e il martedì successivi, il corso, via Campiglione e le strade adiacenti al Santuario erano addobbati con splendide luminarie; la Chiesa, ornata di preziosi drappi, sfavillava di luci; un allegro scampanio all’alba era la sveglia per i cittadini.
In tutte le case si preparavano i dolci tipici: la pizza di crema e i taralli “nasprati”, ricoperti cioè di una glassa di zucchero.
Tutti uscivano la sera per portare un saluto e recitare una preghiera alla Madonna, si formavano in chiesa lunghe file di fedeli prima di arrivare all’edicola con l’immagine della Vergine.
I giovani, durante lo “struscio”, cioè la passeggiata sotto le luminarie, adocchiavano le ragazze più belle, cui solo nelle serate della festa era possibile uscire, per scegliere, poi, la futura sposa.
Ripensando a quei tempi, che sono molto impressi nella mia memoria, perché da me intensamente vissuti, mi torna in mente il Leopardi, che nel “Passero solitario”, descrivendo la festa del suo “borgo”, così recita:
“Tutta vestita a festa,
la gioventù del loco,
lascia le case, e per le vie si spande;
e mira ed è mirata, e in cor s’allegra”.
I novelli sposi (aprile era il mese in cui si celebravano più matrimoni) vestiti dei loro abiti più eleganti, facevano la loro prima “uscita pubblica” dopo le nozze; le coppie sposate passeggiavano serenamente a braccetto, sfoggiando anche loro l’abito della festa. Si viveva allora molto parcamente e anche quelli che non se la passavano male avevano un solo abito “buono”, da indossare in occasioni speciali, come la Festa di Campiglione.
Gli appassionati di musica potevano ascoltare, estasiati, brani famosi di musica classica in concerti tenuti da bande rinomate, provenienti per lo più dalla Puglia, abbastanza costose, che si esibivano domenica e lunedì su due palchi sul corso, all’altezza del bar Tina e dei giardinetti. Il terzo giorno, il martedì, di sera, si teneva il “concertino” di musica leggera, e in tempi molto lontani, risalenti agli ultimi anni ’40 del secolo scorso, il corso si trasformava in stadio ippico per le corse dei cavalli al trotto e al galoppo.
Il tutto si concludeva con la gara di fuochi di artificio, che disegnavano nel cielo fantasmagorici giochi di luce e destavano l’ammirazione di tutti.
Nei paesi del circondario era così sentita la devozione alla Madonna di Campiglione, che durante tutto il mese di maggio, folle di fedeli venivano in pellegrinaggio al Santuario da buona parte della provincia di Napoli.
La Festa di Campiglione era l’occasione per rivedere amici e familiari, che non dimoravano a Caivano, ma accorrevano con piacere, partecipavano a suggestive cerimonie religiose come quella del lunedì, in cui il vescovo di Aversa impartiva la cresima, e gustavano lauti pranzi, che si imbandivano in quell’occasione. Naturalmente, l’allestimento della festa, molto sentita ed attesa fino alla prima metà del secolo scorso dalla popolazione, prevalentemente contadina, aveva dei costi abbastanza alti.
Era costituita perciò una commissione ad hoc che raccoglieva le offerte dei cittadini nei numerosi giri per il paese, nelle settimane precedenti la festa, con un quadro della Madonna, portato da ragazze azzurro-vestite e con l’accompagnamento della “banda locale”.
A questi fondi si aggiungevano le somme delle sottoscrizioni di cittadini particolarmente devoti, raccolte sempre da membri della commissione, che ogni domenica giravano per le case.
Negli ultimi tempi questa festa ha perso molto della sua importanza e della sua attrazione, sia perché si è molto affievolito il sentimento religioso, sia perché molteplici sono le occasioni di svago e di divertimento.
C’è però ancora, tra la popolazione di Caivano, chi rivive con piacere e sente con emozione il legame con quest’evento ultramillenario della storia del proprio paese.
A questo punto viene spontanea una domanda: come e quando si diffuse sul territorio di Caivano il culto della Madonna di Campiglione?
In una prossima pubblicazione saranno riscostruite le vicende storiche del periodo in cui si diffuse nelle nostre terre tale culto, che portò alla costruzione dell’edicola con l’antico affresco della Madonna con gli Apostoli e con il Cristo.