Irina, ucraina, e Albina, russa, portano la croce della XIII stazione della Via Crucis al Colosseo guardandosi con le lacrime agli occhi. È la stazione del grido: “Signore perché mi hai abbandonato?” Guardando le atrocità della guerra a tutti noi viene da chiederci:
“Dio, Dio perché ci hai abbandonato?”
Ha suscitato molta sorpresa e sconcerto la notizia che a Kiev, i media ucraini, anche quelli cattolici, hanno boicottato l’iniziativa del Papa e non hanno trasmesso la Via Crucis.
Ma, nonostante le polemiche, Irina ed Albina hanno sorretto la croce e saranno ricordate come il simbolo della riconciliazione. Queste due donne che hanno percorso insieme parte del “Sentiero della Croce” intorno al Colosseo, luogo di notevole importanza storica ed archeologica, ma teatro anche delle più feroci persecuzioni contro i cristiani dei primi secoli, sono il simbolo di una ricerca di pace, difficilissima allo stato attuale ma non impossibile.
Ho partecipato alla Via Crucis attraverso la TV con molta attenzione e notevole commozione
e non ho potuto non riflettere sull’evento più drammatico che l’umanità intera sta vivendo da più di cinquanta giorni, evento che prima d’ora tutti noi sentivamo lontano nel tempo e nello spazio, perché le varie guerre in Libia, Siria, Afganistan, non ci avevano mai toccato tanto da vicino e non erano arrivate nelle nostre case con tanta evidenza.
Gli eccidi come quelli di Bucha o di Kharkiv, le fosse comuni, i bombardamenti, la fame erano un lontano ricordo ormai rimosso.
Appassionata di storia e di politica, seguo i vari talk show televisivi in cui appare evidente una paurosa escalation, si ripetono sempre le stesse cose, si riportano le due narrazioni dell’evento “guerra” per gli Ucraini e gli occidentali, “operazione speciale“, per i Russi e mi chiedo:
“Di fronte ad un evento così tragico si stanno tutti muovendo nel verso giusto?
Gli Ucraini aggrediti, massacrati, stanno mostrando un coraggio da leoni e chiedono insistentemente armi, nella speranza di cacciare i Russi: l’affondamento della nave ammiraglia russa nel porto di Odessa ha certamento rappresentato per loro un successo straordinario, che compensa, in qualche modo, la distruzione pressocché totale di Mariupol, dove resiste un ultimo manipolo del battaglione speciale Azof ucraino.
Suscita molta perplessità l’atteggiamento, a dir poco sconsiderato, del presidente Biden, che con le sue pesanti espressioni di “macellaio“, “genocidio“, rivolte a Putin e ai Russi, non fa altro che gettare benzina sul fuoco di un incendio che già divampa prepotente.
L’ America, geograficamente, è lontana dall’Europa, teatro della guerra, economicamente è molto più solida di tanti stati europei e, soprattutto, è autonoma dal punto di vista energetico. Col suo massiccio intervento in Ucraina, l’America vuole affermare la sua egemonia sul mondo? Vuole detronizzare Putin?
Tale ultima ipotesi non appare attualmente realizzabile in breve tempo: infatti lo Zar Putin ha assoggettato tutti i media, che sono diventati strumento di propaganda politica; nel passato ha fatto fuori violentemente dissidenti come la giornalista Anna Politkovskaja uccisa il 7 ottobre 2006, l’agente dei servizi segreti Litvinenko avvelenato nel 2012, l’attivista politico Navalny scampato miracolosamente al suo veleno nel 2020, salvato in una clinica a Berlino e attualmente condannato a nove anni di carcere in Russia ed oggi, arresta coloro che manifestano contro “l’operazione speciale”.
Attualmente il presidente della Russia gode del consenso delle classi più umili, molto influenzate dalla propaganda di regime e dell’appoggio della chiesa ortodossa russa. Le prese di posizione più significative sono solo quelle delle élite artistiche ed intellettuali. Da qualche rara voce di giornalisti, dissidenti dal potere, abbiamo notizia dell’arrivo di bare di soldati russi, dei tentativi di manifestazioni di tante madri che non hanno notizia dei figli giovanissimi, partiti con tanta baldanza, che dovevano essere accolti come liberatori con “pane e sale” e che sono stati falcidiati dalle armi degli Ucraini.
Tutto ciò per il folle sogno imperialista di Putin, molto ammirato da qualche illustre politico italiano, il quale anni fa ebbe a dichiarare che avrebbe scambiato due Mattarella per un Putin. Ancora oggi il 15% degli Italiani, secondo i sondaggi, tifa per il presidente russo. A costoro io chiedo: “Se fosse data loro la possibilità di diventare cittadini russi, scambierebbero la cittadinanza italiana con quella russa, andrebbero a vivere nella Repubblica di Russia?”
Una riflessione, infine, sull’Europa, maledettamente bloccata dal bisogno del gas russo e completamente assoggettata al gendarme americano. Non era questo lo spirito dei padri fondatori dell’Unione Europea tra cui il nostro Altiero Spinelli, che lottò molto per il federalismo e l’integrazione degli Stati Europei.
Allo stato attuale, l’unico che sta veramente spendendo tutte le sue energie per la pace è il Santo Padre, che, secondo un’indiscrezione della Santa Sede, andrà a Gerusalemme per incontrare Kirill, il patriarca della chiesa ortodossa di Mosca, filo-Putin, che, con i suoi infuocati sermoni, spinge i Russi ad una “guerra giusta”.
NESSUNA GUERRA È GIUSTA
BISOGNA CERCARE LA PACE AD OGNI COSTO
IL VOLTO DEL PAPA AFFRANTO E SOFFERENTE È L’IMMAGINE PIU’ ELOQUENTE DEL DOLORE DEL MONDO
DIFRONTE A QUESTA IMMANE TRAGEDIA
“Nessuna guerra è mai giusta”: la ragione e il cuore suggeriscono che sia un’affermazione che qualunque essere umano dovrebbe condividere…ma, per l’ennesima volta, gli uomini hanno preferito l’uso delle armi all’uso della ragione. In questa guerra c’è un aggressore e un aggredito ma giustamente Lei si chiede “Di fronte ad un evento così tragico si stanno tutti muovendo nel verso giusto?”; per come vedo io le cose no. Il modo in cui il mondo si sta muovendo, lo scarso ruolo dell’ONU, il blocco dei tentativi di negoziati sono parte di un gioco pericoloso che potrebbe condurre al disastro. Questa non è una partita di poker dove possiamo permetterci il lusso di pensare che le minacce siano solo un bluff. Aiutare l’Ucraina per me significa, da parte di tutti coloro che ricoprono ruoli istituzionali, usare tutte le strategie diplomatiche per arrivare ad un accordo di pace che come qualsiasi “accordo” non potrà mai accogliere le ragioni di una sola parte. E’ per questo che l’immagine di Irina ed Albina che portano insieme la croce, da Lei splendidamente descritta, vale mille volte di più delle troppe parole su questo conflitto che ci avvolgono da ormai più di sessanta giorni e che sempre più spesso appaiono prive di senso.