Melillo da Don Patriciello.”Mai più camorra nelle nostre terre”, per i cittadini quali diritti?

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“Mai più camorra nelle nostre terre” un convegno organizzato il 28 marzo dalla Forania di Caivano, Cardito e Crispano della Diocesi di Aversa, con la presenza del procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Giovanni Melillo, ospitato da Padre Maurizio Patriciello nella Parrocchia San Paolo Apostolo. Presenti all’incontro anche il comandante della polizia municipale di Arzano, Biagio Chiariello e il giornalista Mimmo Rubio, entrambi sotto scorta dopo diverse minacce subite.

Alla presenza del Vescovo Monsignor Angelo Spinillo e del giornalista di “Avvenire”, Pino Ciociola, Melillo ha iniziato il suo discorso facendo un’analisi dettagliata delle interrelazioni tra camorra e territorio, facendo riferimento anche agli ultimi episodi di cronaca, con una lezione magistrale sul concetto di democrazia in una terra dilaniata dalla criminalità.

“Io sarei molto arrabbiato se fossi un abitante di Caivano”…

Quando si è rivolto alla cittadinanza caivanese, Giovanni Melillo ha esordito:

«Io sarei molto arrabbiato se fossi un abitante del comune di Caivano. Le persone che vivono al Parco Verde hanno diritto a delle risposte e alla tutela delle proprie dignità».

«Perché quando i cittadini sanno che la loro voce viene ascoltata non hanno nessuna ritorsia o paura nel farsi sentire, o denunciare, ma se c’è questa paura è anche perché lo Stato non c’è. Lo Stato non può essere solo Magistratura e Forze dell’Ordine, è l’insieme delle realtà che compongono la società civile, e si fonda su ciò che la Costituzione lo ha definito affinché la società possa fare propri i concetti di ugaglianza e progresso. E non può esserci uguaglianza o progresso se ci sono realtà che condizionano la vita di chi vive in contesti così».

Il procuratore ha fatto riferimento all’assenza di Stato, alludendo anche ad un mancato rapporto tra le istituzioni politiche e i cittadini:

«Molti pensano che la democrazia consista nel diritto di parlare, non è così, la democrazia consiste nel diritto di ascoltare. A Caivano ci sono tante persone oneste -ha aggiunto Melillo- che subiscono le pretese di gruppi camorristici che ne condizionano la vita e i loro diritti. Chiunque conosce questo stato di cose sa che l’omertà è conseguenza di una debolezza dello Stato».  Diagnosi perfetta, senza però avere una risposta concreta alla domanda del giornalista Pino Ciociola, quando ha chieso: “Sono 15 anni che qui son venuti uomini delle istituzioni, politici, magistrati che hanno provato a dire e a fare qualcosa con risultati scarsi o nulli, come si fa a costruire la fiducia delle persone nelle istituzioni?”

Una lunga digressione, che purtroppo è stata evasiva, da parte del procuratore Melillo e ha lasciato altri dubbi e perplessità in chi le risposte le attende da anni.

«I nostri diritti vengono calpestati perché a Caivano manca la presenza fisica delle forze dell’ordine -ha preso parola Don Maurizio Patriciello– Si è vero. Ci sono, ma sono pochi. La polizia locale è ridotta al minimo. Queste cose le sanno tutti, dal sindaco al tenente dei carabinieri. Lei parlava di diritti e di doveri, io dico che niente è garantito in questo paese. Noi vogliamo avere la faccia tosta di parlare di doveri a queste persone, se non garantiamo nessun diritto? Lo Stato non è la Magistratura, nè i carabinieri, ma comunque sappiamo che sono parte dello Stato e senza di essi non possiamo fare niente. Quindi, si, lo Stato è anche la Magistratura. Molti dicono lo Stato siete voi, ma non è così. Le prime domande che fanno gli inquirenti quando vengono qui è: ma avete le immagini delle videocamere? No. Perché le telecamere non ci sono, i vigili non ci sono, i carabinieri sono impegnati in altre operazioni e da qui non se ne esce mai.

«Manca qualcosa, vorrei capire dov’è il punto di rottura, perché ci si inceppa sempre in questi discorsi? Abbiamo la diagnosi del problema, ma non la cura. Temo che tra altri 15 anni le cose resterranno ancora così, se non si interviene davvero con perspicacia e fattività» ha concluso Don Maurizio. 

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