Un’altra giovane vittima della malattia del secolo

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Mario Guerra

In questi giorni ha cessato di battere il cuore dell’ennesimo giovane, che da qualche anno combatteva contro il cancro: Mario Guerra, classe 1990, residente a Frattamaggiore. Era un giovane impegnato nel mondo del volontariato, occupandosi della salvaguardia di cani e gatti riscattati dal randagismo, portava nel cuore tanti sogni e progetti, come tutti i giovani. Purtroppo il brutto male gli ha impedito di proseguire sulla strada che
percorreva da sempre.
Certamente non si tratta dell’unica vittima di questa terribile malattia, se ne contano molte nella nostra zona, tristemente denominata “terra dei fuochi”, ed è proprio questa terra malata che miete ogni giorno molte vittime, a causa dell’inquinamento dell’aria che respiriamo. Il problema è di tutti, indistintamente tutte le nostre vite sono esposte al pericolo, ma più che vittime, siamo anche un po’ responsabili di tutto questo; quando
non abbiamo il coraggio di denunciare, e allo stesso tempo di combattere per una società più giusta, dove nessuno è costretto a pagare le conseguenze del male commesso da chi non dimostra amore per la propria terra e per la propria gente.

“Sono forse io il custode di mio fratello?” (Genesi 4,1-15.25). Queste sono le parole di Caino, quando risponde dell’uccisione del fratello Abele, come ci narra la Sacra Scrittura. Tutti dovremmo porci questa domanda, perché ogni persona è chiamata a custodire non solo il bene della propria terra, ma soprattutto la vita di chi ci sta accanto. Solo l’impegno, nostro e di chi governa, potrà evitare in futuro nuove vittime di questo brutto male, causato dall’omertà di chi non ha il coraggio di denunciare e di chi
non dimostra amore per la propria terra, inquinandola e uccidendola.
Un proverbio africano dice: “quando due elefanti litigano, a perdere è l’erba della savana”, in questo caso l’erba della savana che viene calpestata è la vita di Mario, e con lui tutte le vite che si sono spente per causa delle malattie causate dal disastro ambientale, che minaccia la nostra terra.

Conosciamo bene l’origine di questo disastro: non può provenire da un ambiente più malefico della criminalità organizzata, che da anni ci costringe a respirare aria malsana, a causa dei quintali di rifiuti tossici bruciati e/o seppelliti nelle nostre campagne. Solo una lotta consistente può farci sperare nella guarigione della nostra terra, che soffre insieme a
tutti noi che la abitiamo.
Il nostro impegno non riporterà Mario in vita, ma può farci sperare nella nostra salvezza, permettendo ai nostri sogni e ai nostri progetti di andare avanti, perché tutto possa servire all’edificazione del bene comune, per la vita della nostra gente.
Concludo con delle parole condivise da Mario nel suo profilo sui social, qualche tempo prima della sua morte:
“se siete arrabbiati, come lo sono stato e ancora lo sono in parte, concentrate questa rabbia contro chi è il vostro vero nemico: il cancro. La vita poteva risparmiarvela questa. Non lo dite a me. L’ho pensato ogni santo giorno. Ma la rabbia e la voglia di vivere è stata di gran lunga più forte. Non trascuratevi. Non arrendetevi. Trasformate la vostra rabbia in
forza. E la tristezza in determinazione nel voler tornare a sorridere. La vita non è come la vorremmo, è però una cosa unica. E come tutti i pezzi unici, va tenuta a tutti i costi”.

Articolo redatto da Biagio Mugione

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