25 marzo – Dantedì – Dante a 700 anni dalla morte

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Dante Affresco chiesa Santa Maria a Pesaro

In occasione di questa giornata istituita dal governo italiano per celebrare la figura di Dante Alighieri a settecento anni dalla morte, ho sentito il bisogno di rendere omaggio a questo genio universale, che trascende il tempo e lo spazio, è fonte di ispirazione di generazioni e culture diverse ed è massima parte del patrimonio storico e culturale dell’Italia.

La mia non vuole essere una trattazione specialistica, ma semplicemente divulgativa, tesa a:

  • Stimolare una maggiore diffusione della conoscenza di questo grande poeta;
  • Invitare i docenti a non trascurare la trattazione di Dante e la lettura della Divina Commedia, cosa che spesso ho avuto modo di riscontrare anche nella secondaria di II grado.

IL MIO INCONTRO CON DANTE

II B Liceo Giannone Caserta anno 57-58

Come tutti gli studenti, ho incontrato Dante, per la prima volta, sui banchi del liceo, nella seconda metà degli anni cinquanta. Ricordo ancora la lettura e l’analisi approfondita dei versi della Divina Commedia del professore di italiano, uno scapolo quarantenne, serio, riservato, timidissimo, che arrossiva più di noi alunne quando spiegava la storia d’amore di Paolo e Francesca, immortalati nel V canto dell’Inferno e soprattutto, quando doveva declamare questi bellissimi versi:

Quando leggemmo il disïato riso 

esser baciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

 la bocca mi baciò tutto tremante.’  (Inferno canto V vv .133-136)

Erano tempi in cui i docenti di sesso maschile si rivolgevano a noi alunne chiamandoci ‘ signorine’, ci davano del lei e la scuola, specialmente il liceo classico, era altamente selettiva.

Ripresi lo studio di Dante e la lettura della Divina Commedia per la preparazione al concorso a cattedre: allora i concorsi erano duri e impegnativi e, per quanto riguarda la prova di italiano, richiedevano la conoscenza approfondita di tutte le opere più importanti della letteratura italiana e , quindi, anche della Divina Commedia.

Il testo della Divina Commedia di Momigliano

Correva l’anno scolastico 1965-1966: mi preparavo al concorso insieme al mio fidanzato, Peppe Crispino, che diverrà, poi, l’amatissimo compagno della mia vita. Ogni giorno, per alcuni mesi, prima di andare a scuola (eravamo docenti incaricati, io a Casal di Principe e lui ad Aversa) dopo una buona tazza di caffè bollente, nelle fredde mattine invernali, dalle 7 alle 8, studiavamo uno dei cento canti di Dante e, già da allora, facevamo nostro il proverbiale monito di Ulisse ai compagni:

‘Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e conoscenza

che è stato la stella polare della nostra vita.

III Media con la prof.ssa Morano (nipote del Cardinale Morano) al centro e una giovane Francesca Falco a destra (anno 1954)

Conservo ancora gelosamente, di quel periodo, il testo della Divina Commedia, commentata da Momigliano, con dedica autografa della mia professoressa di lettere di scuola media, che me ne aveva fatto dono in occasione della maturità, e su cui sono ancora visibili le chiose, fatte a matita.

Mi scuseranno i lettori se ho voluto legare la figura di Dante a dolci e struggenti ricordi della mia adolescenza e della mia giovinezza.

dedica prof.ssa Morano

DANTE PRECURSORE DI TEMPI MODERNI

Tempra intellettuale di grande forza e rigore morale, di un sapere enciclopedico, che spaziava dalla storia alla filosofia, dall’astrologia ai classici latini, soprattutto Virgilio e Cicerone, Dante fu anche animato da forte passione civile e politica: visse, perciò, intensamente, la vita della Firenze del ‘300, dilaniata da guerre fratricide tra Guelfi, sostenitori del papa, e Ghibellini, sostenitori dell’imperatore.

Il testo dell’epoca con gli appunti a matita studiando il Paradiso

Il ghibellino Dante non è ostile alla Chiesa, anche se, per bocca di San Pietro lancia una feroce invettiva contro il Papa Bonifacio VIII, che “ha fatto della città santa ‘ una cloaca’” (Paradiso canto XVII verso 15) e contro gli ecclesiastici corrotti:

 

“…In vesta di pastor lupi rapaci
si veggion di qua su per tutti i paschi:” 
(Paradiso canto XXVII –VV. 55-56)

Egli desidera solo proteggere la missione spirituale della Chiesa dalla contaminazione del potere temporale.

(Penso che gli sarebbe piaciuto molto Papa Francesco!).

Tutto immerso nello spirito del Medioevo, Dante ammette la pari dignità dei due poteri e considera il Papa e l’imperatore ‘i due Soli’ (De Monarchia) che devono illuminare, il primo la sfera spirituale, il secondo quella temporale.

Chi non vede in questa immagine il precedente illustre del motto di Cavour ‘Libera Chiesa in Libero Stato’ e in Dante l’antesignano di coloro che sostengono, ancora oggi, la completa laicità dello stato?

DANTE ESULE

Ma Dante fu il grande perseguitato del suo tempo: la sua fede negli ideali di giustizia, la sua coerenza, il suo carattere fiero ed indomito gli causarono l’esilio e la povertà, ma suscitarono in lui il senso di una straordinaria missione: quella di salvare l’umanità e di preparare l’avvento di un mondo migliore; da qui l’idea del viaggio allegorico, che porta lui e l’intera umanità, smarriti nella “‘Selva, selvaggia, aspra e forte’ attraverso l’inferno, il purgatorio e il paradiso, alla visione beatifica di Dio e alla salvezza eterna.”

Dante e Cacciaguida in un dipinto del XV secolo

L’esilio resta però una piaga aperta nel suo cuore, il cui dolore si effonde con accenti risentiti, sdegnati e sprezzanti nell’Inferno (canto XV) ma si smorza nelle più alte parole del trisavolo Cacciaguida:

 

 

‘Tu lascerai ogne cosa diletta

più caramente’ (Paradiso canto XVII –vv. 55-56)

‘Tu proverai sì come sa di sale,

lo pane altrui, e come è duro calle,

lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale’ (Paradiso canto XVII – vv. 58-60)

Versi che commuovono, lasciano un segno perenne nel cuore di tutti e sono diventati proverbiali.

Il dolore privato di Dante è diventato il dolore di tutti gli esuli, di tutti i tempi, di tutti i luoghi: degli esuli del Risorgimento, degli esuli e dei perseguitati di tutti i regimi dittatoriali passati e presenti.

LA POESIA DELLA DIVINA COMMEDIA

La Divina Commedia ha un’intrinseca unità, anche se ogni cantica ha un tono caratteristico, che riflette l’animo sempre rinnovato del poeta e il suo vibrante sentimento.

Il Romanticismo, col suo gusto del passionale e del primitivo, ha indicato la prima cantica come la più ricca di passione e di poesia, stabilendo una gerarchia decrescente dall’Inferno, al Purgatorio, al Paradiso.

Dante entra nella selva infernale

La critica del Novecento ha integrato il giudizio romantico e ha messo le tre cantiche, che pur costituiscono momenti diversi, sullo stesso piano per quanto riguarda la poesia.

Di indole passionale e di sensibilità romantica io preferisco la prima cantica. Mi piace quel Farinata degli Uberti, avversario politico di Dante, una delle figure più grandiose vive ed imponenti della Divina Commedia, che si erge, fiero, dalla tomba infuocata, Simile ad un blocco statuario e tale si scolpisce davanti agli occhi e nella mente di chi legge.

 

‘Vedi là Farinata che s’è dritto:

da la cintola in sù tutto ’l vedrai’ (Inferno canto X  vv. 32-33)

‘Ed ei s’ergea col petto e con la fronte
com’ avesse l’inferno in gran dispitto’
(Inferno canto X  vv. 35-36)

ULISSE: MITICO EROE DELLA SCIENZA

Vorrei soffermarmi, però, e riflettere sulla figura di Ulisse.

III media scuola ‘Cilea’ di Caivano 1975-76

Ai miei alunni di terza media, quando si studiava l’Odissea, proponevo anche l’Ulisse dantesco, profondamente diverso da quello omerico.

Omero, probabilmente, (non ne parla infatti nell’Odissea) fa morire Ulisse ad Itaca, circondato dall’affetto della fedele Penelope e del figlio Telemaco; Dante lo immagina e lo descrive in un viaggio pericoloso di scoperta, oltre le colonne d’Ercole (lo stretto di Gibilterra, il limite invalicabile posto allora all’umana conoscenza).

Dominato da un fortissimo desiderio di conoscere, Ulisse affronta deliberatamente l’immenso oceano: vuole esplorare l’ignoto, solcare l’ampio mare, che sarà la sua tomba.

Con un racconto duro, sobrio, essenziale, Dante fa di costui il simbolo dell’uomo desideroso di nuove conquiste e conoscenze, il mitico eroe della scienza

‘ Fatti non foste a viver come bruti 

ma per seguir virtute e conoscenza’ (Inferno canto XXVI  vv. 119-120)

Se da una parte Ulisse è colpevole del folle volo e, con presunzione, ha violato il limite imposto all’umana conoscenza secondo la concezione medioevale, dall’altra è l’uomo prerinascimentale, autonomo, al centro del mondo, padrone del proprio destino; è l’uomo delle grandi scoperte geografiche e scientifiche.

Leggendo il canto di Ulisse, non posso non andare con la mente a Colombo e Leonardo, e perché no, a Copernico e Galileo.

Venendo ai giorni nostri penso a coloro, che, con intrepido coraggio, si sono lanciati nello spazio e guardo con ammirazione alla nostra gloria nazionale, l’astronauta Samanta Cristoforetti, che vedo fluttuante, priva di forza di gravità, nella navicella spaziale, mentre ci sorride da un luogo che, per dirla con Manzoni ‘Era follia sperar’

Street art Ravenna 2016
Dante-murale. Dell’artista brasiliano Eduardo Kobra

Dante diventa anche spunto artistico di Street art a Ravenna nel 2016

 

5 COMMENTS

  1. Cara Franca, il tuo, più che un articolo è una lectio magistrale su Dante. Dalle cose che scrivi traspare un amore e una profonda conoscenza dell’argomento che tratti. Hai lavorato molto, quando giovane studentessa hai incontrato un poeta di sommo valore e ancora di più da educatrice hai saputo cogliere versi e momenti importanti per la comprensione di un pensiero che coglie l’eternità e la spiega ai profani. Purtroppo oggi si tende a fare a meno della cultura classica, separandola con artifici dialettici dal sapere scientifico. Chi legge Dante invece sa che ciò non è possibile e che solo chi coniuga il verbo amare sa che passione e cultura vanno di pari passo. La scuola oggi ha un compito fondamentale per lo sviluppo delle nuove generazioni e deve tornare all’antico compito di formare coscienze con un duro lavoro che sappia valorizzare il merito. Purtroppo molti pensano che debba essere solo uno strumento per permettere ai diciassettenni l’inserimento nel mondo del lavoro, dimenticando che questo non può essere il fine della ricerca del sapere. io continuo a pensare che l’amore per la conoscenza senza se e senza ma è il sale di ogni possibile rinascita del pensiero produttivo come seppe fare del mondo classico . Insomma bisogna tornare a Dante per ridiventare moderni e promotori di sviluppo consapevole. Grazie per quanto stai continuando a fare per i nostri giovani e, come ebbi a scrivere quando lasciasti il lavoro, oggi continui ad essere faro e guida dei nostri ragazzi, senza andare mai in pensione.

  2. In occasione della giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, quale miglior celebrazione di quella che lei, carissima Preside, ha magistralmente fatto decantando la Divina Commedia.
    Nella selva oscura di questi giorni, si fa sempre più vivo lo speranzoso desiderio di vedere la luce.
    Un plauso va a lei, che della sua “virtute e canoscenza” ne ha fatto un liet motiv, mettendole sempre al servizio di noi altri e contribuendo con tutte le sue forze alla riuscita della “buona scuola”, quella nostra, quella tanto cara!

    • Nella notte tra il 13 e 14 settembre moriva uno dei poeti, scrittori e politici italiani destinato a lasciare il segno nella cultura, letteraria e non solo, di tutte le generazioni a seguire: il padre della lingua italiana Dante Alighieri. In occasione del 700° anniversario della Sua morte, la preside professoressa Francesca Falco ha voluto celebrare proponendo le Sue idee sul sommo poeta attraverso spunti e materiali che hanno accompagnato la Sua formazione culturale ed umana. Nel leggere questo articolo ho percepito il Suo pensiero e la Sua passione, in modo anche originale e coinvolgente. Certo del valorevdi questa donna, di quanto ancora può insegnarci, ho voluto condividere questo “articolo” con i miei docenti, suscitando in ognuno di loro un’attenta e produttiva riflessione.Grazie grande MAESTRA!!!
      Prof. Salvatore Falco

  3. Nella notte tra il 13 e 14 settembre 1321 moriva uno dei poeti, scrittori e politici italiani destinato a lasciare il segno nella cultura, letteraria e non solo, di tutte le generazioni a seguire: il padre della lingua italiana Dante Alighieri. In occasione del 700° anniversario della sua morte, la preside professoressa Francesca Falco ha voluto celebrare proponendo le sue idee sul sommo poeta attraverso spunti e materiali che hanno accompagnato la sua formazione culturale ed umana. Nel leggere questo articolo ho percepito il Suo pensiero e la Sua passione, in modo anche originale e coinvolgente. Certo del valore di questa donna, di quanto ci ha insegnato e di quanto ancora può insegnarci, ho voluto condividere questo “articolo” con i miei docenti, suscitando in ognuno di loro un’attenta e produttiva riflessione. Grazie grande MAESTRA!
    Prof. Salvatore Falco

  4. Grazie Prof, per la sua lezione, quel Dante noioso e complicato che viene letto in classe a pezzetti quando la maggior parte degli studenti ha pochi “strumenti” cognitivi per comprendere agevolmente le sue visioni, i suoi riferimenti storici e letterari, i suoi trattati teologici, ci è stato da lei mediato risvegliando in noi l ‘ urgenza personale dello studio : Cosa dice a me ? Cosa lo rende attuale? Cosa ha a che fare con la mia vita? E’ qui che gioca un ruolo fondamentale l’ insegnante, con la sua passione, la passione che da sempre la cotraddistingue e che lei metteva in ogni lezione.
    Cara prof, lei non ha insegnato con passione ma ha insegnato e testimoniato la sua passione, la chiave fondamentale per far nascere la curiosità e l’ attrazione.
    Con affetto Luigia, 1 A classe 80/81

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