Come già evidenziato dopo l’abbattimento del muro perimetrale nel 1750 dietro la chiesa dell’Annunziata in quei terreni coltivati si incominciarono a costruire delle fabbriche nuove e per i Caivanesi fu normale denominarle “e frarc nov“ pian piano con il tempo diventa un ampio rione con strade larghe e diritte attualmente lo compongono Via Garibaldi, via Borgonuovo, via Caprera, via Izzo, via Cavallotti ,via Donadio, via Bovio, via Amendola, via IV novembre, via De Cesare, via A. Diaz, via Manzoni e via Visone.
Quest’ultima rispetto alle altre ha una storia centenaria, infatti, nel 1200 una ricca famiglia caivanese donò ai frati cappuccini buona parte dei terreni di loro proprietà, dove i monaci costruirono il convento e una piccola chiesetta dedicata allo Spirito Santo. E’ rimasta tale fino al 1867 e solo dopo questa data al suo posto venne costruita l’attuale struttura che diventa parrocchia nel 1944 e dedicata a Sant’Antonio.
‘Ngopp e chiupp’ perchè all’epoca i cappuccini realizzarono una strada sterrata lunga 500 metri che per diritto dal convento portava a Caivano ed ai lati piantarono dei pioppi per proteggersi dal sole in estate, quando, lungo di essa si facevano delle lunghe passeggiate.
A questo posto mi legano ricordi indelebili di gioventù, perché allora non era sabato finito se non giocavamo una partitina di calcio verso mezzanotte davanti all’ampio spazio dei cappuccini fra i partecipanti ricordo Tonino Celiento, Eugenio Licito, Maurino Muto, Franco Castaldo, Salvatore Liguori, Vincenzo falco, quest’ultimo abitava proprio di fronte al convento e la mamma verso l’una era solita ad aprire la finestra e impregando gli diceva : ‘Ma te vuò venì a cuccà’.
‘O viche r’e carruzzelle
Via Marino Sant’Angelo, la stradina nei pressi di via Campiglione, venne apostrofata così perché nel passato in uno dei palazzi era ubicata una famiglia proprietaria di carri funebri e di carrozzelle date in affitto, si racconta che a cadenza nell’androne di questo palazzo di notte appariva “o munaciell “ si presentava scalzo e scheletrico con il saio dei trovatelli. Lo scrittore De Cesare nei suoi racconti lo descrive uno spiritello benevolo perché ogni tanto andava in sogno e dava i numeri da giocare a Lotto, numeri che spesso venivano estratti sulla ruota di Napoli.
Vi è stato un periodo nel passato durante il quale il popolino si augurava la visita notturna del munaciello credenze avvolte veritiere, infatti dopo un mio articolo pubblicato nel 2012 su Caivano press nel quale raccontavo della Ianara e del munaciello, buona parte dei lettori vinsero al Lotto giocando 80 e 29, in questa stradina per un periodo ci abitò S.B. uno degli ultimi strilloni.
I cosiddetti strilloni erano quelli assoldati dai giornalai dando loro piccole percentuali, che partivano di primo mattino con dei giornali nell’incavo del braccio ed a volte a notizie vere accomunavano anche quelle inventate di sana pianta con l’obbiettivo di vendere più copie all’epoca S.B. era senza lavoro e per aiutare la famiglia in difficoltà per vendere più copie possibile nella stazione centrale a Napoli prima che partisse il treno per Milano l’allora treno del sole incominciava a strillare a più non posso.
Una volta cominciò ad urlare: ‘Ieri sera sott a galleria se so pigliat a curtellat Roberto Murolo e Sergio Bruno, due interpreti delle più belle canzoni napoletane, Bruni è ricoverato in fin di vita al Cardarelli accattatv o mattino d ind a cronc tutt e particolar’ naturalmente in pochi minuti finivano tutte le copie del giornale e mentre i lettori cercavano la notizia S.B. si era già dileguato ed il treno ormai già era partito .