Sebbene angosciati per la terribile pandemia, che sta mietendo tante vittime e sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale, non possiamo dimenticare gli eventi terribili che hanno segnato la nostra storia e non riportare alla memoria, in momenti così difficili per la frequenza scolastica, esperienze forti ed emozionanti, vissute dai ragazzi nella scuola.
La terribile situazione sanitaria, con conseguenze catastrofiche in ambito scolastico, sta privando i nostri ragazzi, dai più piccoli della primaria ai più grandi della secondaria di secondo grado, della più efficace opportunità di formazione e di socializzazione, rappresentata dalla scuola.
Ebbi modo di esprimere nell’aprile del 2020, proprio su questo blog, una serie di amare riflessioni, commentando l’espressione forte, quasi un grido di dolore del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ‘Le scuole chiuse sono una ferita per tutti noi’ e mi auguravo, allora, che i ragazzi potessero tornare al più presto sui banchi di scuola e ‘far risuonare del loro allegro vociare quei luoghi che oggi sono vuoti e tristi’.
Debbo constatare, con grande amarezza, che quei luoghi, tranne qualche breve parentesi, sono ancora vuoti e tristi.
Avvicinandosi la data del 27 gennaio, in cui si celebra la ‘Giornata della Memoria’, per ricordare il 27 gennaio del 1945, quando dopo l’eccidio di milioni di Ebrei, si aprirono i cancelli di Auschwitz e si pose fine a quella barbarie mi è tornata alla mente e ho voluto partecipare agli altri una delle esperienze più emozionanti vissuta dagli alunni della ‘Milani’ il 24 e il 25 febbraio del 2005, allorché si tenne la manifestazione
‘La scuola ricorda la Shoa’. Nonostante siano passati quasi ottant’anni da quei tragici avvenimenti, rigurgiti razzisti e azioni vandaliche antisemite sono poste ancora in essere anche in Italia.
E’ proprio di questi ultimi giorni la notizia del raid antisemita web contro la scrittrice e giornalista ebrea Lia Tagliacozzo mentre presentava online il suo libro. Gli autori del raid, entrati in massa all’evento sul web con una svastica come foto profilo, hanno urlato e scritto ‘Ebrei nei forni vi bruceremo tutti! Sono tornati i nazisti’
Tutto ciò ci induce alla riflessione sulla necessità di conservare la memoria storica delle tragedie del passato, affinché queste non si ripetano. Certi drammi sono sempre in agguato e lavorare perché la violenza non prenda il sopravvento è un obbiettivo importante della scuola, per i ragazzi, che sono l’investimento più prezioso e produttivo per la società.
La visione di un documentario televisivo del 2004 ‘Una rosa sul filo spinato’, in cui Piero Terracina, deportato a 15 anni da Roma a Auschwitz, narrava la sua storia, mi colpì a tal punto che feci di tutto perché questi scampato al lager, potesse portare la sua forte e sentita testimonianza a Caivano.
Fu così che, il 24 e il 25 febbraio 2005, Piero Terracina, scomparso l’anno scorso, fu alla scuola ‘Milani’ ove il primo giorno incontrò gli alunni, mentre il secondo portò la sua testimonianza ad una platea emozionata e commossa. (Erano presenti anche le massime autorità comunali)
Quella del 25 febbraio fu una delle esperienze più forti e coinvolgenti vissute dai ragazzi della ‘Milani’ e dai cittadini di Caivano, ed ebbe vasta eco sulla stampa locale e regionale. Dopo la presentazione dei lavori degli alunni, veri protagonisti della manifestazione (una mostra sugli eccidi nazisti, drammatizzazioni in ricordo delle vittime della Shoà, lettura dei brani di prosa, declamazioni di poesie, esecuzione di canti) e dopo il dibattito,
magistralmente condotto dal caporedattore de Il Mattino, dott. Franco Buononato, l’intervento conclusivo di Piero Terracina suscitò intensa commozione: raccontò l’orrore delle leggi razziali, la terribile esperienza vissuta nel lager, la disumanizzazione perpetrata a danno dei deportati, marchiati come bestie e considerati ‘pezzi’, il ritorno dall’inferno, la gioventù rubata e la difficoltà a mantenere la dignità di uomo in quelle orribili condizioni. Concluse poi rivolgendo un appello ai giovani, ricordando loro, quello che gli raccomandava sua madre (gasata al suo arrivo ad Auschwitz) ‘Studiate’.
Ho ancora vivo il ricordo di quel racconto durato circa due ore, accolto nel più religioso silenzio e nella commozione intensa di grandi e piccoli e terminato con un applauso fragoroso e liberatorio della grande tensione accumulata.
Ho voluto rievocare queste emozioni e parteciparle agli altri, con l’auspicio che i ragazzi possano vivere, al più presto, esperienze così importanti nei luoghi naturalmente deputati alla formazione della loro personalità, alla loro integrazione e alla loro socializzazione e cioè nella scuola.
Ho letto con grande attenzione quanto scritto da Franca e mi piace ricordare che quando fu collocata in pensione per raggiunti e superati limiti d’età, ebbi a scrivere che avrebbe continuato nella sua opera di educatrice, attenta ai bisogni dei nostri giovani studenti e non solo. Questo suo ricordo e testimonianza dimostra che avevo regione. Brava Franca!
Mi piace pensare che le profonde e dense riflessioni di un’autorevole donna professionista possano riecheggiare nel tempo, creando una vivace linea di continuità tra le generazioni, tra l’ieri e il domani. Ricordo con grande commozione gli eventi straordinari che Lei ha realizzato per la Scuola Don Milani; ero tra le file dei presenti, fortunati, quando, fra tutti, Pietro Terracina condusse la sua cruda testimonianza. Mi sto chiedendo oggi, a tal proposito, se abbiamo meditato. E se lo abbiamo fatto, alla luce delle tristi vicende che ancora ingombrano la nostra società, mi sento di dire che non lo abbiamo fatto abbastanza. Oggi, grazie al Suo grande contributo, abbiamo la possibilità di farlo ancora e meglio. Se è vero che siamo uomini, custodiamo la nostra dignità. E se è vero che i bambini di oggi sono gli uomini del domani, credo che allora dovremmo puntare tutto su di loro, sulla loro formazione e sulla loro prioritaria educazione. Mi sento di dire che la mia cara Preside Falco sia una delle poche istituzioni, se non la sola, che nell’ambito della sua carriera accademica vanti un curriculum umanitario di spiccato rilievo, frutto della sua grande passione e della sua singolare vocazione solidaristica. Grazie a Lei.
Mi piace pensare che le profonde e dense riflessioni di un’autorevole donna professionista possano riecheggiare nel tempo, creando una vivace linea di continuità tra le generazioni, tra l’ieri e il domani. Ricordo con grande commozione gli eventi straordinari che Lei ha realizzato per la Scuola Don Milani; ero tra le file dei presenti, fortunati, quando, fra tutti, Pietro Terracina condusse la sua cruda testimonianza. Mi sto chiedendo oggi, a tal proposito, se abbiamo meditato. E se lo abbiamo fatto, alla luce delle tristi vicende che ancora ingombrano la nostra società, mi sento di dire che non lo abbiamo fatto abbastanza. Oggi, grazie al Suo grande contributo, abbiamo la possibilità di farlo ancora e meglio. Se è vero che siamo uomini, custodiamo la nostra dignità. E se è vero che i bambini di oggi sono gli uomini del domani, credo che allora dovremmo puntare tutto su di loro, sulla loro formazione e sulla loro prioritaria educazione. Mi sento di dire che la mia cara Preside Falco sia una delle poche istituzioni, se non la sola, che nell’ambito della sua carriera accademica vanti un curriculum umanitario di spiccato rilievo, frutto della sua grande passione e della sua singolare vocazione solidaristica. Grazie a Lei.