Ogni qual volta si prova a parlare di Campo Rom, si viene subito etichettati come “razzisti”, ma in verità il discorso ad esso collegato è prettamente legato ai tanti principi costituzionali e leggi violate.
Qualche giorno fa, durante la distribuzione di acqua potabile, ci siamo ritrovati all’interno del campo dove tra un insulto e qualche velata minaccia siamo riusciti a fotografare il disastro sociale, ambientale e urbanistico che, da anni, si perpetra in quel posto a danno dell’intera città.
Una delle prime cose, che abbiamo notato, sono due grandissimi cumuli, alti alcune decine di metri, di pneumatici e carcasse di frigoriferi pronti per essere incendiati e per inquinare, per l’ennesima volta, la nostra aria.
La prima domanda che ci poniamo è come sia possibile che in un angolo del nostro territorio, si possano trasportare e stoccare, per poi essere incendiati, così tanti pneumatici e carcasse di frigoriferi.
Tutto questo ci fa capire, palesemente, come il nostro territorio non è sotto controllo, resta ancora privo di videosorveglianza, e come qui ognuno può fare quello che vuole, restando impunito.
All’interno del campo, lungo le mura perimetrali, tra un container e una villetta edificata nei vecchi servizi igienici abusivamente, ci sono tantissimi rifiuti di ogni tipo, alcuni anche combusti, grandi cumuli di rottami e materiale di ogni tipo.
Fili penzolanti, antenne di internet che non comprendiamo come sia possibile siano state allacciate, tombini aperti, acqua ovunque e decine di autovetture, sprovviste di assicurazione, che entrano ed escono.
Com’è possibile che tutto questo avvenga in un paese “civile”? Chi deve controllare? Chi dovrebbe porre in rilievo quanto accade in quel campo?
La Commissione Straordinaria intervenga per ristabilire ordine e legalità e per evitare che tra qualche mese Caivano si ritrovi con un nuovo rogo pronto a divampare e irradiare nell’aria diossina e veleni.
FATE PRESTO!