Chi minaccia un giornalista minaccia tutti noi: solidarietà al collega Nino Pannella

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Riteniamo che chiunque si assuma l’onere di fare giornalismo debba essere consapevole di svolgere un ruolo civile e sociale rilevante.

L’ uso della parola, soprattutto quella scritta, ha una funzione rilevante, perché, come ci suggerisce il filosofo Ludwig Wittgenstein, “la parola configura il mondo”, nel senso che chi scrive da una rappresentazione della realtà.

A dispetto di chi pensa che non esistano fatti o interpretazione dei fatti, noi restiamo testardamente ancorati ad un principio di realtà, cioè, che un fatto è un fatto.

E’ un fatto lo sterminio degli Ebrei nei Lager Nazisti. E’ un fatto che gli Americani sganciarono la bomba su Hiroshima e Nagasaki. E’ un fatto che la mafia abbia assassinato Falcone e Borsellino.

Ogni serio giornalista deve raccontare prima il fatto e poi esprimere un’opinione su quello che ha documentato.

Ed è proprio questo che ogni giorno facciamo, è proprio questo che il collega Nino Pannella, articolista de Il Roma fa da moltissimi anni, da quando, precisamente, aveva soli 26 anni.

Nino è stato minacciato, l’uomo pregiudicato locale gli ha promesso di “SCHIATTARGLI LA TESTA”, affermazioni che non si possono più sentire, specie se ha proferire quelle parole è un pregiudicato.

A difesa del collega Nino Pannella è intervenuto il Sindacato dei Giornalisti della Campania con apposito comunicato che condividiamo a difesa della libertà d’informazione.

Nessun bavaglio, nessuna censura. Saremo sempre al fianco di chi documenta la realtà senza filtri e mistificazioni.

Ben altra cosa è invece fabbricare false notizie, inventare fatti inesistenti, avventurarsi in ricostruzioni fantasiose ed esporre le persone ad una immotivata gogna mediatica. Questo non e giornalismo! E’ un’altra cosa: è ricattare e voler intimidire le persone per obiettivi inconfessabili o per cercare un esposizione mediatica.

Queste becero modo di fare giornalismo non ci appartiene perché offende la nostra categoria, danneggia le persone e soprattutto perché rende un pessimo servizio alla collettività che non è messa in condizione di accertare i fatti ma è semplicemente suggestionata da imbonitori di scarsa qualità. Il vero giornalismo è quello di Giorgio Bocca, Indro Montanelli, Camilla Cederna, Eugenio Scalfari e tanti altri meno conosciuti.

Giornalisti certamente faziosi, nel senso positivo del termine, che hanno sempre parlato di fatti e poi si sono sempre schierati in modo aperto e trasparente per una causa.

Purtroppo questa lezione, per noi fondamentale, è stata in larga parte dimenticata, e ciò, ha prodotto uno smarrimento che non può che nuocere alla professione del giornalista. Recuperare il nostro ruolo, metterci al servizio dei fatti è per noi un discrimine tra chi fa una corretta informazioni e chi invece alimenta una macchina del fango che prima o poi raggiungerà anche gli stessi che l’hanno azionata.

Per parte nostra siamo schierati con tutti i giornalisti che nel mondo lottano, e in alcuni casi muoiono, come Giancarlo Siani, Giuseppe fava, Peppino Impastato, Giulio Regeni e altri ancora, sconosciuti alle cronache, che sono stati assassinati perché scomodi al potere e alle varie mafie.

Noi non auspichiamo altri martiri ma non ci piacciono i giornalisti acquistati a poco prezzo e a chilogrammi.

 

 

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