All’angolo dell’attuale corso Umberto I con via Rosselli era definito ‘For a Tavern’. In quel posto vi era la taverna più antica di Caivano, per taverna si intendeva il luogo dove si mangiava, beveva, dormiva e per i più danarosi era possibile passare una notte in dolce compagnia.
Qui, nei pressi del palazzo Capece, il Re Ferdinando II sostava proveniente da Napoli e diretto alla Reggia di Caserta.
Raffaele De Cesare racconta che tutte le volte che il sovrano passava per Caivano in quel posto lo aspettavano poveri e meno abbienti per chiedergli l’elemosina, erano quasi sempre gli stessi e il Re dotato di buona memoria li conosceva quasi tutti e ad ognuno aveva dato un nome: o’cecat, o’ stuort, a’ zullosa, mentre il più malizioso era Giuseppiell Auremma, detto Peppiniell a’ zuccullell, abitava nel vicolo Andirivieni a San Giovanni che dopo aver ricevuto la solita piastra approfittando della sosta per il cambio cavalli, correndo speditamente fino alla rotonda di san Nicola la Strada si cambiava il cappellaccio e richiedeva di nuovo l’elemosina. Una volta il regnante lo riconobbe e gli disse: ‘Zuccullè si arrivat primm e me?’
Fino ad inizio dell’ottocento il luogo era frequentato alle prime luci dell’alba da braccianti che fermi attendevano i proprietari terrieri nella speranza che quella mattina sarebbe toccato a loro portare qualcosa a casa. La scelta era abbastanza singolare, infatti venivano toccati i muscoli delle braccia per verificare se era abilitato a svolgere il faticoso compito.
Fra i braccianti era d’uso dire: ‘Domai esco a’Tavern (vado a cercare lavoro). Oggi la stessa sorte tocca ai giovani di colore che si possono trovare alla rotonda del vecchio mulino.