La mostra è curata da Vittorio Sgarbi
di Bianca Buononato
NAPOLI. “Entrate, ma non cercate un percorso. L’unica via é lo smarrimento”. É questo l’aforisma che ci riceve sul varco d’ingresso del “Museo della follia”, mostra a cura di Vittorio Sgarbi presso l’imponente Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietra Santa a Napoli, in via Tribunali, cuore della città. La mostra ospitata nella Basilica, già dallo scorso 3 Dicembre 2017 ed aperta fino al prossimo 27 Maggio, presenta opere di grandi esperti come Goya, Bacon, Mancini, Sandri, Gemito e Ligabue, accompagnate da citazioni e testimonianze di importanti poeti. Tra questi Alda Merini, donna simbolo di un’arte che supera ogni steccato psicologico e convenzionale.
Nel loro caso, l’insania ha determinato un’arte mistica ed unica nel suo genere. Tra le esposizioni, inoltre, il curatore dedica uno spazio all’idolo calcistico di tutti i napoletani: Diego Armando Maradona. Varie radiografie del “pibe de oro”, studiate attentamente da un celebre ortopedico, raffigurano il piede dell’argentino in una posizione anomala e della mano che riporta all’indimenticabile goal segnato contro l’Inghilterra nei quarti di finale in Messico nel 1986. Il percorso struggente e persuasivo dell’itinerario artistico é immerso nel buio ombroso, caratterizzato da dipinti, video, fotografie, lettere ingiallite mai spedite e dalla riproduzione di voci soffocate attraverso installazioni multimediali. La rassegna riesce a restituire spessore e autorevolezza a quelle voci troppe volte sedate e soppresse, mai considerate arte. Ora Vittorio Sgarbi cerca di porvi rimedio aprendo il dibattito con il “Museo della follia”.