Napoli – Il processo per la morte della piccola Fortuna Loffredo prosegue e con nuove novità nell’udienza davanti alla terza sezione della Corte di Assise di Napoli. Ieri 10 gennaio hanno testimoniato alcuni familiari della vittima (i nonni materni e una zia) e il soccorritore che raccolse da terra la bimba esanime e, insieme con una donna del rione, la portò in ospedale dove Chicca – come veniva chiamata Fortuna – morì poco dopo il ricovero. Salvatore Mucci, che abita nello stesso edificio (e che in seguito è stato arrestato con l’accusa di abusi sessuali su un’altra minore) ha ricordato di essersi precipitato in strada: «Era faccia in giù, era ancora viva», ha detto. I testimoni hanno risposto alle domande dei Pm Domenico Airoma e Claudia Maone, dei legali degli imputati e delle parti civili, del presidente Alfonso Barbarano e del giudice a latere Annalisa De Tollis.
Alla fine, l’imputato, Raimondo Caputo, nel corso di dichiarazioni spontanee, ha ribadito una tesi già sostenuta nel corso dell’ incidente probatorio: cioè che a lanciare nel vuoto la piccola Fortuna Loffredo sarebbe stata la sua ex compagna Marianna Fabozzi, che in questo processo è accusata solo di concorso in abusi sessuali commessi da Caputo. «Mi trovavo in strada e stavo mangiando una pizzetta quando Fortuna è precipitata. Ho preso l’ascensore e sono salito al settimo piano: a casa c’erano Marianna e la figlia, e Marianna aveva tra le mani la bicicletta di Fortuna», ha detto l’imputato in una dichiarazione apparsa a tratti molto confusa.
Marianna Fabozzi ha ascoltato in silenzio le accuse che le ha rivolto il suo ex compagno, senza reagire né tradire alcuna emozione.
I prossimi appuntamenti del processo sono per il 18 gennaio e l’udienza successiva è fissata per martedì 24.