Dalle pagine de IlMattino a firma di Marco di Caterino si legge di clamorose dichiarazioni di un testimone che nel pieno del processo ora mette tutto in discussione
Caivano – Un altro colpo di scena nell’infinita inchiesta seguita alla morte della piccola Fortuna Loffredo. A meno di 48 ore dalla seconda udienza, domani mattina, del processo che vede imputati Raimondo Caputo detto Titò, chiamato a rispondere di omicidio volontario e abusi sessuali e la sua ex convivente Marianna Fabozzi – imputata di omessa vigilanza sulle figlie e di non aver impedito che Titò abusasse di loro – spunta un misterioso testimone, le cui dichiarazioni potrebbero sconvolgere l’intera inchiesta e addirittura di far bloccare il processo, se le sue affermazioni dovessero trovare un riscontro investigativo.
Rigorosamente anonimo, il mister x del parco Verde afferma: «Come ho già detto in televisione (ieri a Mattino 5, ndr) il punto dove si sarebbe schiantata la bambina non è quello dal quale sono partite le indagini. Io, una signora che quella mattina del 24 giugno del 2014 stava stendendo il bucato, un ragazzo che si trovava sul balcone di casa a fumare e un altro uomo, all’unisono, abbiamo notato che il corpicino di Fortuna, immobile sul selciato, era a quattro-cinque metri più a sinistra di dove è stata poi disegnata la sagoma dai carabinieri. La posizione del corpo era parallela al muro dell’Isolato, con la testa rivolta verso l’interno del cortile e i piedi in direzione opposta. Nessuno ha visto Chicca cadere. E anche la sagoma disegnata sull’asfalto era sbagliata, perché gli investigatori hanno ritenuto che Chicca fosse impattata perpendicolarmente al palazzo. Cioè con la testa parallela al muro e piedi verso il cortile più piccolo. Perché parlo solo ora? Ho avuto e ho paura. E anche per un rimorso di coscienza, che si è fatto insopportabile per la recente storia di un presunto caso di pedofilia su una bimba di quattro anni che sarebbe stata abusata, qui nel Parco Verde, dallo zio e dal nonno».
Se questa (o queste) testimonianza corrispondesse a realtà, spazzerebbe via la perizia dei Ris di Roma, che hanno individuato il punto del terrazzo dal quale è stata lanciata nel vuoto la povera bambina partendo proprio dalla presunta posizione dell’impatto. Posizione determinata solo da alcune testimonianze, perché la bimba fu immediatamente portata via da un soccorritore (un uomo che abitava al terzo piano dell’Isolato 3, l’unico ad avere i finestroni senza vetri, e che non volle stranamente aspettare la mamma di Chicca che si stava precipitando per le scale). L’uomo, poi arrestato per abusi sulla figlia, è stato condannato, un paio di settimane fa, a dieci anni di reclusione, mentre la moglie, arrestata per lo stesso reato, è stata invece assolta.
Questa nuova posizione del corpicino escluderebbe anche la precipitazione nel vuoto, sia dal terrazzo che da una delle finestre perché su tutta quella verticale, terrazzo compreso, all’epoca non c’erano aperture nei finestroni della tromba delle scale. E allora, analizzando questo nuovo scenario, prenderebbe forza un’ipotesi avanzata da Vincenzo Guardato, il nonno materno di Chicca, che già nelle ore successive alla scoperta dal corpo agonizzante della bambina disse al Mattino che la nipotina era stata uccisa in qualcuno degli appartamenti dell’Isolato 3, e che sarebbe stata portata giù dal suo assassino o con l’ascensore o addirittura a piedi, e che questi l’aveva poi adagiata sul selciato, passando per una porta attigua all’ascensore. Questo, diceva e ancora conferma il nonno di Fortuna, spiegherebbe anche l’assenza di traumi evidenti sul corpo di Chicca, che era praticamente integro, senza nemmeno un graffio. L’assassino, o più di uno, avrebbe agito con una relativa tranquillità, perché le scale dell’edificio sono isolate dal resto degli appartamenti, ai quali si accede dai ballatoi tramite porte di ferro che danno sui corridoi delle porte di ingresso delle abitazioni. E spulciando in quel racconto di miserie umane e azioni da raccapriccio che sono le 136 pagine dell’ordinanza che ha messo Raimondo Caputo alla sbarra, si scopre che nessuno ha visto Chicca cadere.
* foto Ilmattino