Cinquant’anni dall’unico trionfo a Viareggio, stadio dei Pini, 10 febbraio del ‘75.
Il Napoli di mister Rosario Rivellino nella finale contro i pari età della Lazio, davanti a 13mila spettatori, arbitrati da un fischietto di prestigio come Michelotti di Parma, internazionale, che ebbe, poi, col Napoli diverse coincidenze di carriera, ribalta il risultato ed entra nella storia.
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L’arbitro parmense il 14 aprile del 1968 debutta in Napoli-Varese sul campo di Fuorigrotta, l’ultimo atto della carriera in massima serie a ben 51 anni il 17 maggio del 1981 con un Napoli-Juventus segnato dal tributo dei tifosi del San Paolo che, all’ingresso in campo, srotolarono lo striscione “Alberto, tu si ‘na cosa grande”.
Tornando al trionfo di Viareggio, gli azzurrini, ribaltarono il risultato da 0-1 a 2-1 grazie ai gol di Parasmo e capitan Jovino. Proprio lui, Vincenzo Jovino, caivanese doc che oltre ad essere il capitano della formazione napoletana realizzò la rete della vittoria.
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Il capitano ricorda ancora con forte emozione il gol vittoria: ‘Sono emozioni che non si possono dimenticare, da calcio d’angolo ero appostato al limite dell’area, dopo una respinta della difesa vidi il pallore arrivare verso di me, non ci pensai due volte e calciai a volo, senza far toccare terra al pallone, la conclusione finì all’incrocio. Una gioia immensa per me e per la squadra dopo tantissimi sacrifici. La Lazio era fortissima, c’era Giordano, Manfredonia che poi dopo qualche anno andarono in serie A, poi due campani: Sasà Amato e Apuzzo che realizzò la loro rete. Quella stagione fu magica, oltre al Viareggio disputammo la finale per il campionato nazionale Primavera, tenemmo testa al Brescia pareggiando sia all’andata, a Napoli davanti a 60.000 spettatori, sia al ritorno. Perdemmo la gara di spareggio a 5’ dal termine contro Beccalossi e Savoldi’.
Questi i ragazzi guidati da Rivellino in quella magica avventura: Fiore, Sorrentino, Scarpitti, Parasmo, Masiello, Punziano, Zambon, Bacchiocchi, Armidoro, Grotta, Coco, Jovino, Scandiuzzi e Sambuca.
Il massaggiatore era Salvatore Carmando, che anni dopo si sarebbe occupato della prima squadra e di Maradona. In una recente intervista mister Rivellino ricorda anche l’importanza del magazziniere d’Aquino: ’50 anni fa non era come oggi, le magliette erano contate, abbiamo giocato sette partite in 15 giorni nel fango, sempre con entusiasmo e la voglia di vincere con quelle sgargianti maglie azzurre lavate e stirate’.