Lo Stato Italiano responsabile per la “Terra dei fuochi”, la sentenza Cedu

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La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha riconosciuto gravi violazioni da parte dell’Italia.
Il caso era stato portato nel 2014, davanti alla Corte, da 41 cittadini italiani e cinque associazioni che accusavano Roma di non averli protetti da rifiuti depositati illecitamente, che stavano causando un aumento dei tassi di cancro. A seguire la vicenda, gli avvocati Ambrogio Vallo, Armando Corsini, Antonella Mascia e Valentina Centonze.  
Per oltre un decennio, le istituzioni non hanno adottato misure adeguate per proteggere la vita e la salute dei cittadini esposti all’inquinamento massivo nella “Terra dei Fuochi”.
La Corte, nella sentenza in parola, definisce la questione come:
“Fenomeno di inquinamento sistematico, decennale, diffuso e su vasta scala causato da scarico abusivo, interramento e/o abbandono incontrollato di rifiuti pericolosi, speciali e urbani, spesso effettuato da gruppi criminali organizzati, in alcune parti della regione Campania (“Terra dei Fuochi”)”.
Come si può leggere dalla sentenza, tanti sono i punti chiave che riflettono la responsabilità dello Stato Italiano, in particolare: 
 

Le violazioni 

 
L’Italia ha violato l’Art. 2 CEDU per non aver affrontato con la dovuta diligenza l’emergenza ambientale. La Corte impone misure strutturali e un monitoraggio indipendente entro due anni. Il riconoscimento di un rischio serio, attuale e imminente per la salute pubblica.
Le autorità italiane mettono a rischio la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi, l’area campana coinvolta nei decenni scorsi nell’interramento di rifiuti tossici.
 
La Cedu ha stabilito che l’Italia deve introdurre misure generali in grado di affrontare in modo adeguato il fenomeno dell’inquinamento in questione. La sentenza è definitiva. 
 

La Corte ha riconosciuto un rischio per la vita “sufficientemente grave, reale e accertabile”, che può essere qualificato come “imminente”. I giudici inoltre ritengono che “non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell’affrontare la situazione della Terra dei Fuochi”. Evidenziano che i progressi nel valutare l’impatto dell’inquinamento sono stati lenti, quando invece occorreva celerità. Inoltre indicano che lo Stato non è stato in grado di dimostrare di aver preso tutte azioni penali necessarie per combattere lo smaltimento illegale di rifiuti nell’area della Terra dei Fuochi.

 

“Data l’ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato”, scrive la Cedu.

 

“Un risultato fondamentale per la tutela dei diritti umani e per il dovere dello Stato di garantire un ambiente salubre. Orgoglioso di aver contribuito a questa battaglia legale che restituisce dignità e giustizia ad un intero popolo!” ha sostenuto il legale Ambrogio Vallo sulla sua pagina Facebook. 

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