La prima pagina del riordino del settore del gambling online sta per essere scritto. Dopo la ratifica ufficiale, da parte del Governo Meloni, della riforma che riguarda il gioco a distanza, adesso si inizia a fare sul serio, con la pubblicazione del bando per le concessioni.
Il tutto dovrebbe avvenire nei prossimi mesi e comunque entro la fine del 2023 e, stando a quanto si legge su Giochidislots.com, la rosa dei nomi che potrebbero aggiudicarsi la concessione si è ristretta a 30 gruppi che gestiscono casinò e betting. Il costo è fissato a 7 milioni di euro e ogni concessionario potrà acquistare anche più di una licenza, arrivando ad un massimo di 5. Le stime del Ministero dell’Economia e delle Finanze affermano che saranno almeno 50 le concessioni concesse, che andrebbero a garantire allo Stato un introito di 350 milioni di euro. Numeri importanti, numeri senza dubbio positivi, che nascondono però una questione che è stata poco analizzata: quella del restringimento del mercato.
Con un prezzo così alto, infatti, si rischia di tagliare le gambe a tutta la filiera di aziende medie e piccole che fino a questo momento avevano operato sul territorio e che avevano contribuito alla crescita del settore. Al momento, infatti, sono 83 le società che dispongono dei diritti della concessione (53 italiane e 30 estere, capaci di coprire oltre 460 siti di gioco, attraverso il meccanismo delle skin, che permetteva di replicare le concessioni su più piattaforme). Adesso però il campo si restringe e sebbene dal Ministero gettino acqua sul fuoco, parlando di efficientamento e addirittura di maggiore guadagno per le casse dell’Erario, gli esperti lanciano l’allarme: con il nuovo decreto c’è il rischio di creare una voragine, una voragine che potrebbe essere utilizzata da piattaforme e siti illegali.
Eppure, nonostante il decreto rischi di limitare il gioco online, il comparto continua a crescere. Nel 2020, spinta anche dalla pandemia, la spesa è aumentata del 45%, con un ulteriore incremento del 40% nel 2021. Anche con la fine dei lockdown e l’allentamento delle restrizioni, la crescita è proseguita, con un aumento del 5% nel 2022, raggiungendo i 3,9 miliardi di euro, di cui circa 1 miliardo è andato allo Stato. Gli analisti ritengono che le nuove norme non influenzeranno negativamente il settore, anzi, si prevede che le aziende potrebbero puntare ad aggiudicarsi più concessioni, viste le potenziali opportunità future. Il costo di 7 milioni di euro per singola concessione online, fissato dall’Agenzia, però si basa sui dati del 2022, anno in cui il mercato è cresciuto del 13%. La crescita costante conferma la salute del mercato e gli analisti sono pronti a confermare questa tendenza anche nei prossimi anni. Eppure non mancano gli allarmi.
Intanto si inizia a lavorare anche al riordino del gioco fisico, come ha spiegato Mario Lollobrigida, direttore Giochi dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli: “Dobbiamo trovare un accordo sul riordino attraverso il confronto con gli Enti locali”. Il primo passo di un progetto lungo e ricco di sfide.