Desta perplessità e dubbi la decisione del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) di far combattere la pugile azzurra Angela Carini, di origine afragolese, (già campionessa europea nel 2014 e medaglia d’oro ai campionati mondiali 2015 per la categoria youth), con l’algerina Imane Khelif, atleta squalificata prima della finale nel campionato mondiale del 2023 per tasso elevato di testosterone: giovedì 1 agosto 2024 si troveranno di fronte sul ring parigino nei pesi welter (categoria 66 kg).
Ma tanti si chiedono perchè la Khelif, alla quale nel 2023 era stata negata la partecipazione ai mondiali di pugilato, ora, invece, può combattere nella competizione olimpica francese e salire così sul ring nel match valido per gli ottavi di finale olimpica.
Come detto l’avversaria dell’azzurra del Gruppo Sportivo “Fiamme Oro” era stata già esclusa e squalificata dai mondiali di pugilato dello scorso anno, per aver fallito il test ormonale, non superando il test d’idoneità di genere (quello che viene definito “verifica del sesso”).
In disaccordo con la decisione del CIO anche la forte atleta messicana Brianda Tamara, che proprio nella passata stagione agonistica aveva già incontrato sulla sua strada Khelif. Tamara, ricordando la decisione dei giudici di estrometterla dal torneo mondiale di boxe femminile, ha sottolineato che “i colpi della pugile nord africana le avevano fatto davvero molto male”, precisando poi “di non essersi mai sentita così male nei suoi 13 anni di attività agonistica. Nemmeno combattendo contro sparring-partner di sesso maschile”.
La decisione del CIO è stata presa, verosimilmente, anche nell’ottica dell’inclusione, ma, dietro “l’angolo”, per la campionessa napoletana si profila ora un match davvero difficile e durissimo.