Nell’ambito delle indagini dirette ad individuare la presenza di rifiuti interrati nei siti a rischio medio individuati dal Gruppo di Lavoro «Terra dei Fuochi», i Carabinieri Forestali del Nucleo di Napoli, unitamente ai tecnici dell’Arpa-Campania ed ai Vigili del Fuoco hanno rinvenuto notevoli quantità di rifiuti misti, anche pericolosi, in località denominata «Ex cimitero colerico» nel territorio del Comune di Caivano.
L’attività di scavo si è spinta fino a 5 metri di profondità per un totale di circa 10.000 metri cubi di volume investigato. Una prima classificazione visiva ha evidenziato, tra l’altro, la presenza di rifiuti combusti con esalazioni e rifiuti speciali da demolizione tra cui anche amianto.
I militari hanno proceduto al sequestro preventivo dell’intera area di circa 4000 metri quadri informando il Procuratore presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord.
Le attività di indagine in campo sui 22 siti a rischio medio – coordinate dal Comandante delle Unità Forestali Ambientali ed Agroalimentari Carabinieri gen. di corpo d’armata Andrea Rispoli, e pianificate dal Comando regione Carabinieri Forestale «Campania» d’intesa con ARPAC – proseguiranno nei prossimi mesi mediante rilievi dei Carabinieri forestali con il magnetometro e la realizzazione di trincee grazie ad uno specifico accordo di collaborazione tra Regione Campania e Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.
Questa mattina anche Padre Maurizio Patriciello ha visionato l’area. Nulla di nuovo, un’area più volte segnalata negli anni per gli sversamenti illegali e per la presenza di Rom. Oltre all’uso fatta negli anni, sempre come area dove sversare rifiuti.
Una vecchia area, che la politica degli ultimi venti anni, doveva inserire come zona da bonificare.
La storia della zona di Casolla
Tra il 1884 e il 1886, Napoli fu interessata da un’epidemia di colera particolarmente devastante che causò circa 6000 decessi, pari a due terzi delle morti totali in Italia. Anche Caivano fu interessata dall’epidemia e si racconta che in quel terreno di Casolla furono sepolti i cittadini morti per colera, poi spostati dopo la guerra.
Per le testimonianze raccolte, la stessa area venne poi utilizzata come discarica per rifiuti urbani fino alla fine del 1960. Nell’area venivano ammassati i rifiuti cittadini e poi di tanto in tanto venivano coperti con materiale inerte. Quindi probabilmente di potrebbero trovare diversi strati con rifiuti ammassati.
Non si sa cosa ci sia in questa collina adiacente all’autostrada, zona successivamente occupata dopo il 2000 da vari accampamenti di famiglie Rom che man mano accumulavano rifiuti di ogni genere oltre ad appiccare spesso roghi. Non mancano gli scarichi abusivi di materiali edili, amianto e rifiuti di ogni genere.
A conferma di quanto raccolto da testimonianze, questa mattina nei pressi dello scavo effettuato dai carabinieri abbiamo rinvenuto una bottiglia in plastica di Polivetro Sidol che risale agli anni 60.
Abbiamo superato i sessant’anni come molti dei reperti del museo di Archeoplastica. Il polivetro Sidol è uno di quei reperti di Archeoplastica, era un prodotto di largo consumo pubblicizzato anche su Carosello.
La Sidol Company Limited (SIDOL A.G.L.) è stata una fabbrica italiana, con sede a Trieste, a Firenze e a Milano, di lucidi per metalli ed affini oltre che di prodotti per calzature.