Il giorno 22 marzo del 2023 su questo giornale, “il Giornale di Caivano” fu pubblicato un articolo che annunciava il rifacimento di moltissime strade dissestate del paese. Oltre a quanto annunciato si comunicava il nome della ditta appaltante che era ‘Appalti Generali 2011 s.r.l.’, il termine fissato in 240 giorni per la consegna dei lavori e il nome del direttore dei lavori.
Poi ci furono gli atti estorsivi e gli arresti per le connessioni di alcuni politici locali con la camorra e tutto scomparì nel dimenticatoio.
Perciò, non trascurando quanto accaduto, i cittadini, oggi vorrebbero sapere che fine ha fatto l’assegnazione di tali rifacimenti. In particolare se la ditta assegnataria può ancora riprendere i lavori nel rispetto del contratto stipulato con il Comune e perché Caivano continua a sembrare più una forma di formaggio invasa dai vermi, che un paese, in cui viaggiare in macchina è molto pericoloso per la salute dei conducenti e per la stabilità delle vetture in transito in strade ridotte a gruviere.
Le segnalazioni di buche pericolose si moltiplicano e i pericoli sono sempre più attuali,ma nulla avviene e nulla si sa del destino delle strade cittadine. Insomma i cittadini vorrebbero sapere perché i lavori non ricominciano e perché i commissari tacciono su un fenomeno che tanto danneggia l’immagine di un paese alla deriva?
Cosa si nasconde nel loro silenzio? I cittadini hanno il diritto di sapere e non essere trattati come umili servitori del potere! Cosa si nasconde nelle stanze segrete del potere comunale e cosa viene riservato a una comunità dolente e mortificata dal malaffare?
Ormai l’indagine sulle collusioni tra politici, funzionari e camorra sembra conclusa e sembra che si sta avviando verso la richiesta di rinvio a giudizio di quanti hanno operato a danno del comune.
In tal caso cosa farà l’ente comunale? I lavori di rifacimento riprenderanno o dovranno continuare ad aspettare lo scadere delle calende greche che non arriva mai?
I cittadini hanno il diritto di sapere che cosa bolle nella pentola. Si tratta di sonnolenza amministrativa o altro? Ci sono altri non comunicabili motivi? E quali sono?
Certo è che il malcontento è tale da far pensare che il calo demografico di Caivano, accompagnato dal desiderio di voler emigrare in realtà più accoglienti diventa sempre più forte e percepibile da quanti sono osservatori attenti. Oggi il paese è sempre più un’isola infelice anche se in presenza dei tanti lodevoli tentativi di Fabio Ciciliano.
Insomma non è sufficiente recuperare la funzione e il ruolo del centro Dephinia o i tanti appelli all’inclusione dei disabili e tanto meno la creazione di un asilo nido destinato a restare privo di utenti. Insomma il vero problema di Caivano è quello della mobilità e del lavoro che richiede una programmazione e una politica che sembra sempre più carente, se non addirittura inesistente.
Solo un’organizzazione politica si è posta il problema dell’ascolto dei cittadini caivanesi, ma il solo lavoro di Caivano Conta non basta a rassicurarli. Bisogna che sorgano altre realtà che perseguono gli stessi fini e soprattutto che facciano sentire la propria voce nel reclamare il rispetto dei diritti dei cittadini, come i genitori dei disabili dell’associazione “Caivano che vorrei”.
Le comunità organizzate devono proliferare e porre problemi e suggerire anche le soluzioni se tardano a venire. Insomma non bisogna pensare che la politica sarebbe una cosa sporca e quindi da non praticare. Essa deriva da polis cioè da quello delle città stato dell’antica Grecia e quindi riguarda tutto ciò che attiene al governo dello stato e dei paesi. Essa permette ai cittadini di farsi sentire per indurre i governati a lavorare per il conseguimento del bene comune. Insomma se oggi il male di Caivano è il dissesto delle strade e la chiusura dei negozi, non bisogna voltarsi dall’altra parte.
I cittadini devono, con forza, farsi sentire dagli attuali governanti. Basterebbero poche persone che si mettono a raccogliere firme per chiedere il rifacimento delle strade e una politica di ripresa dei commerci cittadini per vedersi arrivare migliaia di adesioni, come un fiume in piena. Le firme saranno tante che non potranno restare chiuse in un cassetto senza far correre ai rappresentanti istituzionali il rischio di essere travolti dal grido di dolore di una comunità dolente, ma non più passiva.
E se ciò non bastasse ci sono ben altri poteri che potrebbero essere chiamati a indagare sulle tante e dimostrate deficienze amministrative del potere locale. Io credo che non sarà necessario tutto ciò per tutelare la legge e quanti sono convinti che sia necessario osservarla.