Nel pomeriggio della domenica delle palme ho ricevuto la visita dei rappresentanti della nuova associazione “Cavano che vorrei” e sono stato particolarmente lieto di accoglierli.
Ho avuto modo di conoscere il loro progetto e di sapere che a Caivano, come capita spesso, nascono e crescono nuove realtà che fanno giustizia di vecchie barriere ideologiche frutto di antichi pregiudizi, che ostacolano lo sviluppo e l’integrazione dei diversi.
Soprattutto poi se si tratta di diversamente abili che hanno bisogno di aiuto e sostegno pubblico. Insomma a Caivano non tutto è malaffare o collusione tra politica e camorra come la brutta faccenda che in questi giorni è tornata a infangarne l’immagine con la chiusura delle indagini della magistratura inquirente e riportata con il dovuto clamore dalla stampa locale.
Già nella seconda metà del secolo scorso i giovani di Caivano fondarono un circolo culturale aperto a tutti e anche ai cittadini che non avevano frequentato con successo la scuola, fino al conseguimento di un diploma di scuola superiore. Fatto che fece di Caivano un esempio da seguire in tutti i paesi del circondario. Oggi per i caivanesi il compito è diverso, ma più importante e pieno di difficoltà. Alcuni genitori di bambini autistici hanno deciso di rompere il loro silenzio, frutto d’isolamento e di dannosi e pregiudizievoli complessi di colpa, per porsi non più come vittime, ma come persone che vogliono combattere per liberarsi da questo inaspettato e grave male di vivere. A tale scopo si sono cimentati in progetti e attività, che promuovevano inclusione e accettazione delle diversità e che non escludevano nessuno che si volesse rendere parte attiva insieme a loro in tale meritoria impresa.
Coloro che hanno risposto positivamente al loro invito hanno preso rapidamente coscienza che l’autismo è una brutta malattia che compromette la comunicazione, l’interazione sociale e il comportamento dei malati. Perciò è da considerare una condizione invalidante grave che si manifesta con una vasta gamma di disturbi che possono variare notevolmente da individuo a individuo. I poveri malati spesso sono affetti da:
- Un linguaggio povero o assente
- Una limitata fantasia o capacità di partecipare a giochi simbolici,
- La preferenza per i giochi di tipo meccanico. ecc…….
Insomma l’autismo spesso si presenta con sintomi diversi e tali da richiedere l’intervento di operatori particolarmente formati che i nostri genitori caivanesi non si possono permettere per la mancanza delle necessarie risorse economiche. Perciò sempre più spesso sono costretti ad affrontare da soli un male che diventa sempre più nefasto e incontrollabile. Da qui il mio informarmi sui loro progetti e necessità immediate. Il confronto si è fatto fitto e serrato, ma non privo di risultati positivi.
Ho saputo di una nuova e prossima attività fissata per il prossimo 19 maggio nei pressi del centro Delphinia e ho avuto la sensazione che tale festa coincidesse con la consegna ai caivanesi dello stesso centro sportivo ai cittadini caivanesi da parte del commissario di governo Fabio Ciciliano. Sarebbe bello se fosse vero e magnifico, se anche i disabili potessero servirsi di questa struttura recuperata grazie alla promessa fatta e mantenuta dalla premier Giorgia Meloni a tutti i caivanesi. Io spero che il commissario di governo renderà reale un legittimo desiderio dei caivanesi e non lasci Caivano dopo tale consegna. Soprattutto perché il suo lavoro è stato pregevole e sia perché l’azione a favore delle disabilità non deve morire insieme ai fondi a favore degli affetti da autismo.
Anzi è necessario che la politica locale si faccia carico di un problema che non può essere affrontato dai soli volenterosi ma bisognosi genitori. Servono spazi pubblici che permettano lo svolgimento di attività finalizzate al recupero e inclusione dei diversamente abili e disagiati anche per altre cause. A tale scopo si potrebbero individuare dei terreni agricoli di proprietà comunale nel prossimo PUC (piano urbanistico del comune) per poterli concedere in comodato d’uso gratuito alle associazioni che svolgono, senza scopi di lucro, meritorie azioni d’assistenza e inclusione dei diversamente abili.
Si potrebbero impiegare, dopo averli adeguatamente formati con corsi di formazione, i lavoratori socialmente utili stabilizzati e in aggiunta a loro, formare in modo specifico, anche alcune figure professionali recentemente assunte per promuovere formazione e integrazione allo scopo di aiutare le famiglie in difficoltà. Naturalmente tutto è migliorabile e purtroppo le risorse pubbliche non sempre sono sufficienti. Si potrebbe ovviare a tale difficoltà con il ricorso a donazioni private finalizzate. Infatti, si potrebbero incentivare e promuovere le prossime elargizioni dell’8 per mille da parte dei contribuenti cittadini saranno chiamati a fare la propria dichiarazione dei redditi e sono convinto che tale aiuto ci sarà a cominciare da me.
Perciò mi piace chiudere questo mio appello con l’augurio di una buona festa della resurrezione a quanti continuano a credere in una festa di rinascita e sviluppo di tutti e che comprenda anche i piccoli disabili del nostro paese.