Quando la cultura si “trasforma” anche in solidarietà. E’ il caso del nuovo libro di Carmine Zamprotta, sociologo e giornalista, dal titolo “Il ventre oscuro di Napoli” (edito dalla nota casa editrice caivanese Lfa Publisher), che devolverà i proventi a favore dei bambini di un orfanotrofio delle Filippine.
In questo volume Zamprotta affronta, in maniera lucida e determinata, il tema della pedofilia e degli abusi ai danni dei minori e delle donne, soprattutto immigrate, fenomeno che si dipana in un fosco panorama di degrado sociale, come quelle di diverse periferie, non soltanto italiane, dove la malavita muove le fila di diversi affari di natura illecita e dove lo stato è assente.
Dunque l’autore, partendo da una serie di gravi fatti di cronaca, analizza numerosi avvenimenti accaduti negli anni precedenti.
La storia ha inizio con l’improvvisa sparizione di un bambino, che vive in una delle tante aree poste ai margini delle moderne metropoli. E proprio in queste zone, l’attivismo di alcuni sacerdoti, come il parroco del rione, si scontra con l’omertà della maggioranza dei residenti, un muro che impedisce qualsiasi forma di dialogo e che non si sgretola neanche di fronte ad accadimenti gravi, come un rapimento ed un omicidio.
Anche in questo romanzo, emergono le figure del vice questore Annunziata e del suo giovane amico giornalista Matteo, compagni di strada che ancora una volta si ritrovano insieme, inseguendo, parallelamente, gli indizi raccolti nel corso dell’indagine che li accomuna di nuovo.
Nel racconto non manca una svolta tragica, determinata dal ritrovamento, dopo alcuni giorni, del corpo martoriato della piccola vittima, scomparsa alcuni giorni prima. L’inchiesta porterà alla ribalta il coinvolgimento, in questa tragica storia, di un vecchio camorrista, posto all’indice da parte del clan di appartenenza e relegato in una zona posta ai margini della città, lontano dagli affari che contano.
Le voci sul suo passato, delle troppe attenzioni nei confronti dei bambini, lo costringono ad allontanarsi dai vertici della famiglia malavitosa dove è cresciuto. Questi fatti di violenza sembrano sedimentati nelle coscienze delle persone che abitano nelle periferie, cittadini considerati di serie B ed assuefatti ad ogni forma di violenza e degrado, alle sopraffazioni che subiscono quotidianamente.
L’omicidio del bambino porterà alla luce nuove piste, che si intrecceranno con i principali affari della camorra: dallo sfruttamento delle donne immigrate nel settore della prostituzione, alla vendita di neonati, senza dimenticare il fiorente traffico d’armi che intercorre con i paesi dell’est europeo, lucrosi affari sanciti da un’inedita alleanza tra la camorra partenopea e la ndrangheta calabrese.
Ancora una volta, dove non arriva la giustizia, a dirimere ogni controversia, interviene il clan, pronto a punire l’autore del tragico omicidio, in modo da riportare ordine tra le proprie fila e dare un esempio a chi non rispetta le regole. Zamprotta, anche in questo racconto, punta il dito contro una camorra pervasiva, che riesce a coinvolgere nei propri affari diversi strati della popolazione.