Nell’ambito dell’inchiesta della DDA per i lavori pubblici eseguiti al Comune, che sembrava conclusa con gli arresti di qualche funzionario, tre amministratori del Comune e qualche malavitoso il dieci ottobre scorso, non si era conclusa. Questa notte, ulteriori arresti eseguiti dai carabinieri di Castello di Cisterna fanno intendere che l’inchiesta non si è fermata e, continuando con rinnovato vigore, potrebbe avere altri e più clamorosi sviluppi.
Questa volta agli arresti del 10 ottobre scorso si aggiungono quelli del capo camorra Antonio Angelino, di due presunti camorristi e sei imprenditori finiti agli arresti domiciliari perché avrebbero goduto di assegnazioni di lavori, grazie a fenomeni corruttivi e interventi della malavita organizzata.
Le accuse sono pesanti perché secondo la misura cautelare si tratterebbe di reati aggravati dal metodo mafioso per i tre presunti camorristi che dovranno rispondere del reato previsto dall’articolo 416 bis, mentre ai sei imprenditori finiti agli arresti domiciliari, è stata contestata l’elargizione di mazzette per ottenere appalti e lavori spesso con la non giustificata motivazione della somma urgenza certificata senza apparenti giustificazioni da un pubblico funzionario del comune.
La cosa che fa riflettere è che alle risultanze dell’inchiesta si aggiungono la delega della Procura della Repubblica di Napoli retta da Gratteri che ha trasformato i vecchi fermi in misura cautelare dando credito e forza alle accuse della DDA. Insomma chi si è reso colpevole non può dormire sonni tranquilli e i caivanesi possono sperare in un esito positivo per Caivano. Mentre al contrario si dovrebbero preoccupare coloro che hanno vigilato solo a chiacchiere sulla liceità degli appalti e talvolta disinteressandosi in maniera colpevole dell’andamento dei lavori che si svolgevano spesso a singhiozzo e non a regola d’arte.
Oggi purtroppo per loro si sta creando una sinergia tra Pubblici Poteri e Magistratura Inquirente che sicuramente darà i frutti sperati. Al governo c’è la Meloni che alle parole ha fatto seguire i fatti e la Procura di Napoli è retta da Gratteri che è un vero cavallo di razza particolarmente distintosi nella lotta alle mafie e che ha già visitato due volte il nostro paese facendo capire con un linguaggio subliminale che la lotta al malaffare sarà senza quartier e tesa a rendere serena al vita a chi è onesto e insopportabile a chi vorrebbe lucrare in malo modo.
Spero solo che gli imprenditori indagati possano dimostrare, senza ombra di dubbio che sono vittime e non volgari corruttori dediti al malaffare e che i renitenti alla domande dei magistrati inquirenti non si trasformino in veri nemici della città con i loro non so o non ricordo!
Sarebbe troppo grave e non perdonabile dai loro elettori.