Quella volta che Vittorio De Sica parló di una sala giochi in Campania

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Ne avrebbe voluto una, lui che alla passione viscerale per il cinema univa anche quella per il gioco. Lui che aveva inserito la tematica del gioco anche nelle riprese di due, tra le tante, pellicole che lo hanno reso famoso nel cinema italiano del dopoguerra: “Il conte Max” e “L’oro di Napoli”. Lui, amante del tavolo, a metà tra mito e realtà, che pare avesse scelto di festeggiare in solitaria, al casinò di St.Vincent, la premiazione del film “Pane, amore e gelosia”, decorato nel 1954 con il Nastro d’Argento. Erano gli anni del boom, con l’Italia motore d’Europa in crescita esponenziale. I consumi, la ricostruzione, il cambio dei costumi e della cultura del Belpaese.

 

Costumi, cultura, divertimento. Sono gli anni dell’americanizzazione. Juke boxe e musica, sport, gioco e tempo libero. I casinò di quegli anni sono sparsi al centro-nord. Ai soliti si aggiungono quello dei Bagni di Lucca, chiuso nel 1953, e il casinò di Taormina, attivo tra il ‘63 e il ’65. Le sale giochi terrestri restano quasi un’esclusiva del nord Italia, vero propulsore dell’industria e dei servizi. L’economia di regioni come Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia, traina il paese verso nuovi traguardi di benessere, e il gioco prospera laddove c’è disponibilità di spesa e tempo libero.

 

Oggi in Italia ce ne sono cinque di sale e proseguono sulla scia di quel nord all’”avanguardia”: il Casino de la Vallée di Saint-Vincent (fondazione nel 1921), il Casinò di Sanremo (1905), quello di Venezia (1638, il più vecchio d’Italia e d’Europa) con la sede di Ca’ Vendramin Calergi in laguna e quella distaccata in Ca’ Noghera, e il Casinò di Campione (1917) a Campione d’Italia.

 

Chi oggi abita al centro Italia o nel sud del Paese, ha sostanzialmente due alternative per giocare ai giochi tipici delle grandi sale del nord. Organizzare un viaggio verso una di esse può essere una soluzione intelligente, un’ottima scusa per ammirare anche le bellezze della cittá che ospita il casinó e i suoi dintorni: Aosta, St.Vincent, Sanremo e Venezia. La seconda alternativa, invece, è un piccolo espediente. Stavolta la visita non è reale, ma virtuale. Si può pensare di fare un salto sui portali online, ossia i siti casino live, che grazie alle tecnologie in streaming offrono all’utente la possibilità di giocare da remoto con croupier o, dealer in carne ed ossa, e giocatori da tutto il mondo. In alcuni casi si avrà la possibilità di vivere quasi in una vera sala terrestre.

 

Il nord resta protagonista, e il sogno di Vittorio, quello di una sala giochi in Campania che lo avrebbe reso felice per l’idea di uniformare la sua terra a tutta la sua terra, l’Italia, è ancora inevaso. De Sica lo avrebbe voluto a Napoli anche, e soprattutto, per attrarre turismo, celebrità e consentire ai già numerosissimi visitatori di scoprire tutte le bellezze partenopee incastonate nel golfo e nei dintorni: una meta preferita da oltre un milione e mezzo di turisti a fine 2022. Ma se è vero che i sogni sono fatti per diventare realtà, o quanto meno per ispirarla, indipendentemente dall’esito finale, l’idea di un casinò in Campania non è affatto remota. Il sogno di Vittorio potrebbe realizzarsi.

 

Nel 2005 si parlava di Ischia, splendida isoletta al largo di Napoli, meta vacanziera dei campani, dei napoletani e dei turisti da tutto il mondo. Progetto naufragato per la mancata concessione della licenza in seguito al decreto ministeriale del 2007. Poi fu la volta di Sorrento. E ancora: Salerno, Positano ed Amalfi. Oggi torna in auge l’idea di collocare una sala gioco terrestre nella splendida cornice costiera. Niente di ufficiale o definitivo: Bagnoli, nello specifico Nisida, potrebbe diventare location d’eccezione per il divertimento partenopeo. Vittorio ne sarebbe felice. Anzi, entusiasta. E lo sarebbe anche il conte Prospero, ammesso che in tutti questi anni abbia maturato l’esperienza giusta per battere Gennarino.

 

 

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