Otto rom indagati per business illegale nella gestione dei rifiuti

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La Procura della Repubblica di Napoli Nord ha chiesto oggi il rinvio a giudizio ad otto persone appartenenti alla comunità rom di Caivano. Sono ritenuti responsabili dei seguenti reati previsti dagli  art. 256, commi 1-2-3, e 256-bis d.lgs. 152/2006, in tema di illecita gestione ed abbruciamento di rifiuti, nonché del reato previsto dall’art. 349 c.p. per violazione di sigilli apposti dall’Autorità Giudiziaria.

Le attività di indagine, dirette da quest’Ufficio e svolte dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Caivano, si collocano all’interno di una più ampia attività di monitoraggio e di mirato contrasto ai fenomeni dell’abbandono incontrollato e dell’abbruciamento di volumi ingenti di rifiuti nel circondario di competenza di questa Procura della Repubblica.

L’indagine
Precisamente, attraverso una capillare attività di osservazione e controllo – svolta mediante l’impiego di sistemi di video-sorveglianza – è stato appurato che gli odierni imputati effettuavano, in modo sistematico e continuo, un’illecita attività di raccolta e recupero, previo stoccaggio, di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, costituiti da rifiuti elettrici, materiali ferrosi, motori e componenti di frigoriferi e lavatrici, altri elettrodomestici, rifiuti tessili, al fine di prelevare e recuperare talune componenti, da reimpiegare o comunque da rivendere.

I restanti materiali non riutilizzabili, mediante continui e ripetuti conferimenti di ingenti quantità di rifiuti, preventivamente raccolti o comunque ivi trasportati, venivano abbandonati e depositati in modo sparso, accumulati alla rinfusa e ammassati sul nudo suolo, all’interno e all’esterno dell’insediamento rom, in questo modo concorrendo gli odierni imputati all’illecita realizzazione e gestione di una discarica, con complessivo degrado igienico-ambientale delle aree interessate. Inoltre, i predetti rifiuti, così accumulati, erano dati alle fiamme in plurime occasioni.

L’attività di indagine ha consentito di appurare che nel ciclo di gestione illecita dei rifiuti cooperavano interi nuclei familiari, anche con il coinvolgimento di soggetti minorenni, accertando che le aree destinate al conferimento e all’abbruciamento di ingenti volumi di rifiuti erano sottoposte a sequestro preventivo dell’Autorità Giudiziaria, i cui sigilli erano sistematicamente violati, in molteplici occasioni, dagli odierni imputati.

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