La scuola del Ministro Valditara

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L’articolo di una rivista scolastica intitolato “La scuola deve sfornare fabbri e fonditori o anche insegnare la letteratura?” ha attirato la mia attenzione e ha suscitato in me un’acuta riflessione.

Mi sono chiesta sconcertata: la scuola deve istruire o persuadere al lavoro manuale?

In una lettera del 19 dicembre, infatti, il Ministro dell’Istruzione e del merito del governo Meloni, Giuseppe Valditara, in prossimità della data d’iscrizione degli alunni alla secondaria di secondo grado per l’anno scolastico 2023/2024, raccomanda ai genitori di non iscrivere i figli ai licei, privi, secondo lui, di sbocchi occupazionali, ma agli istituti tecnici e professionali, perché forieri di lavoro immediato come “fabbri-ferrai, artigiani e operai specializzati del tessile e dell’abbigliamento, costruttori di utensili e di assimilati, fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica”.

Più che un ministro dell’istruzione e del merito, Valditara sembra un ministro di reperimento di operai per l’industria, come se gli operai da lui indicati, oltre alle competenze specifiche, non avessero diritto ad usufruire di un’istruzione illuminata, a possedere padronanza linguistica e comunicativa, ad emozionarsi alla lettura di un sonetto di Foscolo o di un idillo di Leopardi, ad indignarsi per le invettive di Dante contro i politici corrotti e gli ecclesiastici simoniaci.

 

Dovrebbe sapere il ministro, il quale, in altro tempo, con una gaffe vergognosa ebbe a dire che agli studenti serve l’umiliazione per crescere, che tanti lavori manuali non sono gratificanti anche perché sottopagati e che l’Italia è il paese europeo con il minor numero di laureati.

 

A chi darebbe fastidio un popolo colto, critico, capace di immaginare?

 

In un’epoca di imperante populismo si vuole diminuire lo spazio che la scuola ha sempre destinato alla formazione umanistica e dunque all’educazione linguistica, la quale non può prescindere dallo studio della letteratura e della storia, perché è qui che si è sempre sviluppata la capacità di immaginare e di creare nuove realtà e di potenziare capacità comunicative, logiche e critiche.

 

La scrittrice Anna Angelucci nel suo bel libro “Le due educazioni: insegnare lingua e letteratura a scuola” chiarisce “perché le storie ci aiutano a vivere e la letteratura è necessaria”.

Osservando i manufatti artistici e le pitture rupestri del Paleolitico Superiore (periodo che va da 40mila a 10mila anni A.C.) l’autrice individua tracce di capacità narrativa nell’Homo Sapiens.

 

L’ Homo Sapiens, nostro diretto antenato, comparso circa 40mila anni fa, ha modificato la realtà, avviando, in tal modo, quel naturale processo storico, foriero di progresso umano, civile, sociale, culturale.

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