Sono ormai passati 37 anni dal barbaro omicidio di Giancarlo Siani, giovane cronista de “Il Mattino”, assassinato dalla camorra dei Gionta di Torre Annunziata e dei Nuvoletta di Marano, per ordine diretto del mafioso Totò Riina, cui i Nuvoletta erano affiliati.
Giancarlo Siani aveva 26 anni e un sogno: essere giornalista, giornalista vero, animato da voglia di ricerca, curiosità, approfondimento, che sono l’essenza del giornalismo, che indaga, verifica e poi racconta.
Siani raccontava i retroscena della feroce guerra di camorra che si stava combattendo a Torre Annunziata, ove si erano verificati numerosi fatti di sangue, il più grave dei quali era stato l’eccidio del circolo dei pescatori, una strage senza precedenti.
Il 22 settembre del 1985, il giorno prima dell’assassinio, il giovane cronista aveva telefonato al professor Amato Lamberti, che era a capo dell’Osservatorio della camorra, con cui lavorava e di cui seguiva con molto profitto i corsi di giornalismo, per comunicargli non solo che erano finite le sue angosce perché sarebbe entrato, a pieno titolo, nella redazione de “Il Mattino” ma soprattutto per chiedergli un appuntamento in quanto aveva da dire una cosa importante di cui non poteva parlare per telefono, perché temeva di essere ascoltato.
Dopo dieci anni di indagini andate a vuoto finalmente si fece luce su mandanti ed esecutori, che il giudice Armando D’Alterio fece condannare per il delitto: tre sindaci, quattro assessori, numerosi consiglieri comunali e capigruppo di partiti presenti nel consiglio comunale di Torre Annunziata e imprenditori collusi, che gestivano il malaffare politico-criminale su cui Siani indagava e scriveva.
Oggi Giancarlo è diventato simbolo di giustizia: tanti giovani nelle scuole l’hanno conosciuto.
Il 2005 “Il Mattino” ha pubblicato il volume “Caro Giancarlo – lettere dei ragazzi della Campania” che contiene anche scritti premiati di alunni della scuola media Milani di Caivano.
Tante scuole oggi portano il suo nome. Anche la cinematografia si è interessata a questo giovane eroe e il 2009 ha visto la luce il film “Fortapàsc” sceneggiato da Marco Risi e Andrea Purgatori e interpretato da Libero De Rienzo, Massimiliano Gallo e Valentina Lodovini, che illustra la vita di Siani e il suo impegno di giornalista serio e veritiero.
L’esempio di Giancarlo ha stimolato e influenzato tanti giovani ed anche personaggi del cinema: infatti il simpatico attore napoletano Alessandro Siani, il cui vero cognome è Esposito, ha preso dal giovane giornalista il cognome Siani, ed è diventato Alessandro Siani, con cui “ho ritrovato, dice, una strada, un percorso che mi ha cambiato, perché in fondo a tutti noi c’è ancora forte la voglia di brillare, di migliorare, di essere uomini per bene”.
Mi piace terminare questo scritto con un brano poetico, breve ma intenso, e pieno di speranza dedicato al giornalista da un alunno della Milani:
Giancarlo
un uccellino stroncato dal proiettile di un cacciatore.
Il suo volo non è finito.
Sarà guida per i giovani…
che oggi sperano…!
Angelo Vetrano (II A – Scuola Media ‘L.Milani’ Caivano – A.S. 2003/2004)
I numerosi articoli dei giornali di oggi, che ricordano il barbaro assassinio di 37 anni fa, il testo “Il mio Siani” in omaggio ai lettori de “Il Mattino” di oggi insieme a tutte le testimonianze del passato hanno reso immortale questo ragazzo semplice, allegro, che voleva vivere la sua giovinezza e fare con scrupolo il suo lavoro:
Ricercare, approfondire, verificare e scrivere la verità.