Caivano e il catasto onciario

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di Giuseppe Costantino – socialista non pentito

Quando nel settecento, su disposizione del re Carlo III di Borbone, fu redatto il catasto onciario per meglio definire il sistema di tassazione della popolazione del meridione, i Casali di Napoli furono esentati dal pagamento delle tasse.

Come sappiamo da un articolo di Napoli Nobilissima (rivista fondata e diretta da Benedetto Croce) tra detti Casali, per errore, fu inserito anche Caivano, che invece faceva parte del ducato di Capua, e che pertanto avrebbe dovuto pagare le tasse previste dal detto catasto. A conferma di ciò è rilevante che  nelle misure agricole a Caivano si utilizzavano e si utilizzano quelle beneventane e non napoletane ( il moggio era ed è di 4200 metri quadrati e non 3200).

Ciò non solo rese un vantaggio ai caivanesi ed i suoi proprietari terrieri, ma ci offre uno spaccato interessante, nel detto catasto, delle attività e delle famiglie presenti nel paese. Chi come me ha frequentato l’archivio di stato, sa che la popolazione della Caivano dell’epoca era di poco più di mille fuochi (famiglie) e le attività prevalenti erano, quella agricola e quella dell’ allevamento del  bestiame. Per quest’ultima c’era l’allevamento di animali negri cioè maiali casertani da parte dei caivanesi e delle capre e pecore principalmente allocati nella attuale Pascarola (luogo di pascoli).

Lo sviluppo della popolazione rilevato dal catasto era stato favorito dalla bonifica dei regi lagni del 500 e dal conseguente controllo del fiume Clanio, bonificato e trasformato in risorsa per i contadini e non più fattore di inondazioni dannose per il territorio.

Cosa che aveva permesso uno sviluppo impensabile negli anni precedenti. Pertanto, grazie a tanto progresso, in terra di lavoro si sviluppò un nuovo insediamento produttivo che dalle risorse agricole di un terreno fertilissimo traeva  lavoro e benessere facendo di Caivano un paese baciato dalla fortuna.

Si producevano prodotti pregiati della terra con particolare riferimento al cotone, la seta ed infine la canapa che richiedeva particolari attenzioni. Per la sua macerazione, che precedeva la maciullazione a mano per la  separazione dei filati dalla parte legnosa. Fondamentale era la maturazione della canapa in apposte vasche che si trovavano nel terreno adesso utilizzato per l’insediamento della zona industriale. Tali vasche, non solo venivano utilizzate dai giovani dell’epoca per difendersi dal caldo estivo, ma erano balsamiche per le malattie respiratorie e la cura della TBC, tanto che molti, affetti da tale malattia, venivano a curarsi a Caivano respirando l’aria del paese e i miasmi che provenivano da tali vasche .

Tali attività facevano di Caivano un centro felice in cui gli abitanti vivevano sereni e impegnati nella ricerca di un vivere produttivo e positivo.

NATURALMENTE IL POTERE REALE ERA NELLE MANI DEI PROPRIETERI TERRIERI E I CETI SUBALTERNI DOVEVANO PENARE PER SBARCARE IL LUNARIO.

Felice Capone

Per cui ancora nel secolo scorso si registrava, oltre ad una forte presenza del potere dei baroni e proprietari terrieri anche la presenza della massoneria che aveva nel giovane rampollo della famiglia di Vittorino Pepe un promettente rappresentante  e che era molto amato dalla popolazione. Purtroppo il compianto Pierino Pepe però fu stroncato da un infarto nel pieno della sua forza vitale durante una battuta di caccia. Ricordo che la sua eredità fu raccolta da Felice Capone, che durante la sua vicenda politica passò dal partito liberale al partito socialista con conseguente passaggio della maggioranza dei consensi dal mondo conservatore a quello progressista.

Il tutto durante il periodo del sessantotto che a Caivano fu segnato dal contrasto tra i circoli giovanili del Leonardo, che si attestava su posizioni conservatrici e il Leopardi fortemente progressista e innovatore. Grazie a tale competizione Caivano era ancora la punta di diamante politico e culturale del territorio.

Poi arrivò il declino caratterizzato dal bassolinismo che ancora fa da freno a qualsiasi voglia di cambiamento. Tale prevalere di una politica di aggressione alle risorse naturali del paese fu una sciagura per Caivano e ancora se ne vedono gli effetti nefasti. Prima del bassolinismo le amministrazioni a guida socialista avevano dotato il paese di un buon sistema scolastico grazie anche al lavoro dell’assessore Donato Falco e Caivano aveva un centro per il tempo libero di tutto rispetto, frutto della compensazione ottenuta per gli insediamenti del post terremoto dell’83. Era attivo il teatro arte, una piscina degna di tale nome e le iniziative culturali erano ricche e positive grazie all’operato del dirigente del tempo della biblioteca comunale Vito Coppola di cui ancora si sente la mancanza.

Tutto lasciava sperare in un avvenire ricco e sereno, non necessitavano presenze di tenenze o compagnie di carabinieri dal momento che la criminalità non era ancora dilagata nei gangli vitali del vivere civile. Insomma il paese viveva tra luci ed ombre, ma nulla faceva pensare al destino che lo aspettava. Poi ci fu il bassolinismo che per aggredire il territorio si fece portatore della fondazione dell’IGICA e favori la nascita degli STIR e l’allocazione delle tutt’ora inamovibili ecoballe a Caivano. Ciò In cambio dell’accettazione dell’accoglimento della spazzatura di Napoli e la permanenza delle ecoballe in attesa del funzionamento dell’inceneritore di ACERRA CHE SI è RIVELATO FALLIMENTARE E NON ALL’ALTEZZA DEI BISOGNI.

Ancora oggi non si conoscono i necessari ristori e le opere di compensazione che si sono sciolte al sole e mai sono state erogate a cominciare da una metropolitana per collegare il paese a Napoli. Inoltre, grave per il territorio, fu la concessione all’Impregilo della possibilità di utilizzare l’asse mediano per il trasporto della spazzatura nei vari STIR vanificando di fatto il piano Travaglino di sviluppo industriale e condannando i comuni interessati al declino che ancora oggi segna la vita del territorio. Purtroppo il bassolinismo continua a essere presente e la giunta delle porte girevoli ne è espressione con nocumento per qualsiasi iniziativa di riscatto.

La tranvia del 1902

Le scuole sono in sofferenza, la viabilità è ridotta a gruviera, del piano regolatore si parla solo nelle segrete stanze, la criminalità la fa da padrona ed il vivere civile è in stato comatoso, mentre il sindaco si diletta in proclami destinati a restare tali e la mobilità possibile resta un libro dei sogni in assenza di un piano di costruzione di una metropolitana che sostituisca la fallita CTP e permetta di rompere l’isolamento in cui vivono i cittadini di Caivano.

Purtroppo questa è la situazione e non ci resta che piangere! Bisogna prendere atto che non serve a niente il piano annunciato e decantato di 50 milioni per sostituire il vecchio servizio della CTP con nuovi autobus  destinati ad appesantire ancor di più il traffico cittadino e a non servire i cittadini in modo moderno.

La soluzione peggiore del male? Sembra di si!

Ai cittadini il compito di far sentire la propria voce e liberare Caivano dal bassolinismo!

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