Gli italiani sono chiamati alle urne per votare il 12 giugno cinque referendum ammessi dalla Corte costituzionale, che riguardano la giustizia. Vediamo tutti i cinque punti, per informare il lettore su cosa si andrà a votare.
Scheda rossa: Referendum legge Severino
Il referendum Legge Severino propone di abrogare il decreto numero 235 del 31 dicembre 2012, cardine della Legge Severino. La legge Severino era stata approvata fra il 2012 e il 2013 dal governo Monti e porta il nome della ministra della giustizia dell’epoca, Paola Severino.
La legge stabilische che le persone condannate per “gravi” reati (tra cui corruzione e mafia) non possono essere candidate a incarichi nelle istituzioni.
Il decreto attualmente in vigore prevede infatti l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza di:
– parlamentari,
– membri del governo,
– consiglieri regionali,
– sindaci,
– amministratori locali.
Per gli amministratori locali, le norme oggi in vigore valgono anche in caso di condanna in primo grado (non definitiva). Se al referendum vincesse il sì, i condannati torneranno a essere candidabili ed eleggibili.
Scheda arancione: Referendum custodia cautelare
La custodia cautelare è la misura per cui un indagato può essere detenuto anche durante le indagini, prima della condanna.
Oggi un indagato, infatti, può essere detenuto prima della condanna se ci sono indizi “gravi” della sua colpevolezza e se, secondo i magistrati, c’è almeno una di queste tre possibilità:
1) che l’indagato scappi, si renda irreperibile;
2) che l’indagato possa approfittare della libertà per alterare prove a suo carico;
3) che l’indagato, nel frattempo, ripeta il reato;
L’ultimo di questi tre casi è quello che interessa il referendum: se vince il sì, non vi sarà più custodia cautelare dovuta a una possibile “reiterazione del medesimo reato”.
Scheda gialla: referendum sulla separazione delle carriere dei giudici
Il quesito riguarda l’abolizione delle norme che permettono queste due possibilità:
– che un giudice possa diventare pubblico ministero,
– che un pubblico ministero possa diventare giudice.
Se vince il sì, ogni magistrato, all’inizio della sua carriera, dovrà scegliere se fare il giudice o il pubblico ministero. E dovrà rimanere in quel ruolo per tutta la sua vita professionale da magistrato.
Questo referendum, e gli altri a seguire, potrebbe essere annullato se, prima del 12 giugno, fosse approvata la riforma della giustizia, che tratta lo stesso argomento e di cui in questi giorni sta discutendo il parlamento.
Scheda verde: referendum sui candidati al Csm
Il Consiglio superiore della magistratura è l’organo che amministra il potere giudiziario, autonomo e indipendente dal potere legislativo (il parlamento) e da quello esecutivo (il governo). Oggi un magistrato che voglia essere eletto nel Csm, deve trovare da 25 a 50 firme di altri magistrati per presentare la propria candidatura. Se al referendum vince il sì, cade l’obbligo di trovare tali firme.
Scheda grigia: referendum valutazione dei magistrati
Per capire questo referendum, bisogna sapere prima che la valutazione della professionalità e delle competenze dei magistrati spetta al Csm, il quale attualmente decide sulla base di valutazioni fatte anche dai Consigli giudiziari.
Si tratta di organismi territoriali composti da magistrati e anche da altre persone: avvocati e docenti universitari. Oggi però, in tali consigli, per legge, solo i magistrati hanno diritto di voto. Gli avvocati e i docenti universitari si limitano a dare i loro pareri.
Il referendum propone appunto che la norma sia abrogata nelle parti in cui limita il voto ai soli magistrati. Se vince il sì, anche avvocati e professori universitari potranno dare il loro voto sulla professionalità di un magistrato.