“Forse Speciali: 100 giorni all’Inferno”. E’ il titolo del libro del soldato Claudio Spinelli (Incursore Forze Speciali Esercito Italiano – 9° Reggimento d’Assalto – Col “Mochin”), che sarà presentato a Roma, mercoledì 8 giugno (ore 16,45), presso la sala Protomoteca del Campidoglio.
A dialogare con l’autore del volume ci saranno, tra gli altri, Paola Vegliantei (presidente nazionale “Accademia della Legalità”), Elisabetta Trenta (ex ministra della Difesa) e Andrea De Priamo (presidente commissione parlamentare Trasparenza).
La presentazione del libro si pone l’obiettivo di far conoscere la storia di un nostro valoroso soldato. E’ questa la chiave giusta da dare ai giovani per far capire il sacrificio, il senso del dovere e l’amore per la propria patria. Non sempre è tutto condiviso ovvio, ma la conoscenza di questa storia e del dolore, oltre alla paura di questi soldati, può offrire uno spiraglio a chi con molta miopia, e forse con troppa facilità, dimentica il grandissimo valore delle Forze Armate italiane.
LE DICHIARAZIONI
“Mi è stato insegnato che sono le opere fatte da un uomo a farne la sua storia – commenta il militare-scrittore Spinelli (nella foto di copertina) – molte volte queste storie non vengono nemmeno narrate e questi uomini rimangono anonimi, pur avendo fatto grandi opere”.
“In qualità di presidente nazionale dell’Accademia della Legalità in Italia e in Europa – sottolinea Vegliantei (nella foto in alto) – sono davvero onorata di poter presentare l’interessante lavoro di Spinelli, un soldato, un incursore del 9° reggimento Col. Moschin Folgore, Forze Speciali. La storia dei nostri soldati – chiosa Vegliantei – va fatta conoscere ed è giusto dare loro la possibilità di poterla rendere pubblica nella maniera pulita con cui la racconta Claudio. Viva sempre le nostre Forze Armate”.
Poi la presidente Vegliantei aggiunge.
“Li hanno chiamati i soldati invisibili delle forze speciali italiane, i commandos tricolore, i migliori corpi del sistema difesa Italia: sono gli uomini scelti della Task Force 45, un’unità di cui pochissimi, finora, hanno sentito parlare. Forse perché le loro operazioni sono sempre segrete. Eppure c’è. Sono quelli che si sono introdotti nei covi dei talebani, quelli che agiscono concretamente contro il terrorismo, quelli le cui operazioni non vengono quasi mai rese note. E neanche i loro caduti. Ma sono la punta della lancia delle nostre forze armate, sono un corpo d’élite. Un corpo di cui dobbiamo andare fieri”.