Dopo una mattinata di grande controllo da parte dei carabinieri e della polizia al Parco Verde dopo lo scoppio dell’ordigno all’alba all’esterno della chiesa al Parco Verde di Caivano, Don Maurizio Patriciello ha celebrato, come tutti i giorni, la messa delle ore 19,00.
Nell’omelia ha fatto cenno alla guerra e alla bomba esplosa, questo uno stralcio:
‘È il male che non si arrende, è il male che vuole prevaricare, cambia il potere nei riguardi dell’uno e dell’altro, per orgoglio personale, e questo vivere non risparmia nessuno. Non spetta a noi mandare a casa i cammoristi, non spetta a noi arrestarli. Spetta a noi infondere coraggio, spetta a noi rinnovare le coscienze. Spetta a noi desiderare il bene.
La logica della grandi guerre e la stessa di quelle piccole, la sete di potere, il fatto di voler essere più grande di qualcuno, e se non ci riesco normalmente ci riuscirò con la forza. Solo il fatto di pensare di minacciare una persona o un popolo dovrebbe far pensare, ma purtroppo succede.
Questa notte fuori alla nostra chiesta c’è stata questa dimostrazione di forza che alla fine è una dimostrazione di grande debolezza, ma per me e per noi vivere diversamente non si potrebbe, perchè nulla abbiamo fatto, non spetta a noi arrestare i delinquenti o mandare all’ergastolo i camorristi, mentre spetta a noi annunciare il Vangelo e dare coraggio e desiderare il bene.
Poi scoppia una bomba, viene affisso un manifesto funebre, e pare che tutto sia tornato all’età della pietra, dove non c’era inteligenza, ed oggi è un peccato far prevalere il male rispetto al bene.’
Alla fine ha voluto fare una preghiera per chi ha commesso questi gesti: ‘per chi ha messo la bomba, per chi ha fatto il manifesto a Chiarello e per tutti noi cittadini che per tutte le volte abbiamo fatto piccole cose fuori legge. La logica è sempre la stessa. Piccole mafie o grandi hanno lo stesso modo di fare, preghiamo per tutti noi’
Purtroppo Caivano è una terra di nessuno e l’assenza dello stato e delle autorità comunali è palese. Come con il vuoto di potere conseguente alla caduta dell’impero romano provocò un vuoto di potere colmato dai vescovi che diedero vita anche al potere temporale della chiesa oggi la storia si ripete. I caivanesi sono rimasti soli di fronte all’aggressione degli industriali del nord e della camorra che hanno determinato il nascere e svilupparsi del fenomeno della terra dei fuochi e solo i religiosi seppero interpretare i bisogni del territorio con la famosa marcia dei centomila. Oggi don Patricelli è solo a fronteggiare fatti aggressivi che ne mettono a nudo la fragilità e la pericolosità del suo impegno religioso e civile. Lo stato, più che cercare facili consensi con fugaci ed inutili passerelle dei suoi rappresentati come in questi giorni, deve fare il proprio dovere e assumere in proprio il compito di estirpare un male assoluto che sta distruggendo la vita civile del paese.