La Terra dei fuochi non ha mai smesso di bruciare, lo evidenziano i continui roghi che avvengono ormai in modo silente nelle campagne a ridosso del prolungamento di via Scotta.
La stagione invernale è sicuramente “meno evidente” rispetto a quella estiva, ma ogni settimana continui incendi invadono il territorio e molti non sono nemmeno più segnalati.
In fiamme: pneumatici, materiali plastici, rifiuti ingombranti che andrebbero smaltiti regolarmente da aziende adibite alla procedura regolare, ma il costo sarebbe oneroso per i proprietari di officine locali e di piccole imprese, che si sentono autorizzati a dare in pasto alla bassa manovalanza dei rifiuti da incendiare, commettendo un vero reato ambientale.
Un business che procede senza sosta, facilitato da un sistema di videosorveglianza non attivo. Uno spreco di fondi pubblici (Regione Campania, Città Metropolitana) da lasciare senza parole.
In un lembo di terra, patria di nessuno, a quattro passi dal campo rom, dove già tre volte è stato abbattuto l’unico “palo” della telecamera di videosorveglianza, c’è chi ancora sostiene che il controllo esiste.
Tante iniziative per bonificare l’area sono state vanificate dalla scelleratezza di coloro che dell’ambiente non hanno alcun rispetto, così come della propria vita e quella altrui.
Mancano sentinelle attive sul territorio, dopo tanti anni di progettualità, diversi volontari sono lasciati alla deriva.
Il controllo delle forze dell’ordine è presente, ma non basta con una stazione dei vigili urbani senza comandante e sempre meno dipendenti all’attivo nella polizia municipale.
Un male che non riesce ad essere curato. Così, mentre in tempi di Covid c’è chi si preoccupa ancora della somministrazione di un vaccino, nella Terra dei fuochi c’è chi respira aria di diossina ed altri metalli pesanti, ammalandosi di cancro. Tanti sono i pazienti oncologici, ma ormai non fanno più scalpore.
Caivano è un paese che si ritrova, purtroppo, a non apprendere mai la stessa lezione da anni. Una classe politica rimandata dai maggiori organi istituzionali, come accaduto in passato con l’ex Prefetto Valentini, che ha bocciato il Comune nel suo metodo contro i reati ambientali e ha invitato il sindaco Falco a revisionare il suo programma sistematico contro i roghi tossici.
In realtà, Caivano è paese che viene ripetutamente bocciato ed escluso da ogni promozione culturale, politica e sociale che sia all’avanguardia, perché è destinato ad essere chiuso in un cerchio di incompetenze. O forse, nonostante una classe dirigente costituita da professionisti, c’è chi ancora non ha compreso la gravità della situazione.
Un paese di frontiera penalizzato dalla massiccia presenza di gruppi dediti alla microcriminalità, ma anche e soprattutto a causa di un impoverimento generale dei valori, delle attitudini che dovrebbero qualificare l’amministrazione vigente.
Progetti annunciati alla stampa mai realizzati, fondi bloccati, valzer di consiglieri, assessori in scacco matto. I cittadini esausti e senza appiglio, ecco cosa è rimasto della nostra città… Una terra desolata che ha bisogno di interventi seri e concreti, se spera di rinascere…
Esiste un piano che serva a contrastare roghi tossici o bisogna rispolverare l’idea ronde ? poveri noi!