NAPOLI. La bufera è scoppiata subito, non appena è trapelato il contenuto della bozza di “Next Generation EU”, dove la figura dell’architetto è stata esclusa dal conferimento degli incarichi di collaborazione a professionisti ed esperti in ambito urbanistico ed edilizio, che dovrebbero andare in supporto alle pubbliche amministrazioni nella gestione delle procedure complesse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.
Sull’argomento si registra una presa di posizione dell’Ordine degli Architetti di Napoli, il terzo in Italia con diecimila iscritti, presieduto da Leonardo Di Mauro (nella foto), con l’invio al presidente nazionale, Francesco Miceli e a tutti i componenti del Consiglio nazionale degli architetti, un dettagliato documento di protesta e mobilitazione.
IL DOCUMENTO DI PROTESTA
“Chiediamo al Consiglio nazionale architetti – si legge nel documento partito da Napoli – oltre alle iniziative già messe in atto, di procedere ad un immediato confronto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di correggere quello che può certamente considerarsi un mero errore o refuso, e di intraprendere, di conseguenza, la stesura corretta del documento in calce. Si invita, altresì, a chiedere un tavolo tecnico con il Ministro di riferimento, Marta Cartabia, per il rispetto delle leggi ordinistiche e anche con il Miur per la verifica delle competenze formative di accesso”.
“Si coglie l’occasione – prosegue la nota – per affrontare il più ampio tema delle cabine di regia nazionali e regionali, affinché gli architetti siano indicati come membri di diritto nelle missioni del PNRR”. L’ordine degli Architetti di Napoli, inoltre, “esprime preoccupazione per l’improprio ruolo di “progettisti” assunto dalle Università nell’attuazione del PNRR, ricordando la necessità del rispetto dei ruoli e delle competenze tecniche dei liberi professionisti. Si auspica la definizione di una circolare interpretativa degli obiettivi e dei ruoli delle cabine di regia centrale e periferiche, perché il PNRR rappresenti l’opportunità per gli architetti italiani di esprimere le competenze progettuali proprie della categoria, troppo spesso ignorate e, come nel caso in esame, mortificate al confronto di altre”.