Analisi del testo ‘1995 2020 Memorie in ricordo di Peppe Crispino’ di Francesca Falco

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1977

Di Francesco Donadio

Mi è stato chiesto di intervenire sul testo curato da Franca Falco con intelletto d’amore in memoria di Peppe Crispino, lasciando agli altri due interlocutori della serata di presentarne il profilo dell’educatore e del politico.

Senza pretendere di farne un’ermeneutica esaustiva né di sottoporlo a un’analisi psicoanalitica, mi è sembrato opportuno dire innanzitutto che è un libro scritto non solo con le parole, ma con le immagini, con una sequenza di immagini che riproducono uno spaccato d’epoca lontano da noi, percepibile forse solo da chi ne conserva una memoria culturale, e tuttavia si tratta di immagini che affettano immediatamente la nostra memoria visiva e, trattandosi di persone note già fisiognomicamente a chi è cresciuto tra loro, attivano processi di immedesimazione, ma anche di distacco, in quanto evocatrici di un mondo che non c’è più, di un mondo fatto di divisioni ideologiche che non sentiamo più, di scontri e passioni che hanno subìto una mutazione genetica. Insomma, il mondo è profondamente cambiato, tutto sembra diventato una materia gelatinosa, ma rimpianti e abiure non servono, serve invece attrezzarci a comprendere il nuovo che avanza e a rispondere alle sfide che ci pone. Non è la prima volta che questo avviene, ne è attestazione l’intera storia della civilizzazione del mondo.

‘Il quarto stato’ è un dipinto a olio su tela del pittore italiano Giuseppe Pellizza da Volpedo
frontespizio del libro

A un impatto immediato mi è venuto di associare la bella foto corale del frontespizio, che è poi corrispondente a quella della facciata posteriore, probabilmente le due facce di una stessa medaglia, al grande quadro ‘Il quarto stato’ di Giuseppe Pellizza da Volpedo, simbolo delle grandi lotte operaie, sindacali e politiche, tra fine ottocento e inizi novecento. Una stessa massa di popolo che però nell’una avanza come una fiumana travolgente, nell’altra sosta, silenziosa e composta, mentre festeggia il risultato elettorale appena raggiunto o forse ne pregusta la vittoria mentre assiste partecipe a un comizio.

Comunque si tratta di immagini che ci fanno ritrovare una consanguineità materiale e talvolta anche spirituale con un mondo caratterizzato soprattutto da una dinamica rallentata delle cose e delle persone, dei vissuti di un tempo, e perciò si tratta non di un libro anaffettivo o portatore di una frigidità dello sguardo. Anzi, si potrebbe dire che richiamano a un mondo che può essere riaccostato solo attraverso uno sguardo complice.

Ci sono poi altre immagini con un maggiore tasso di familiarità e a caratura più individualizzante su cui ho sviluppato qualche osservazione al margine, ritagliandone qualche particolare non esente da bonaria ironia.

Accanto a questi cenni di immagini in bianco e nero, che rendono tanto più suggestiva la fotografia dell’anima collettiva di un tempo e di alcune individualità che vi si lasciano riconoscere, c’è poi la scelta di alcune parole lapidarie che giustamente sono riprese nel frontespizio del libro-memoria. A leggerle mi sono sembrate immediatamente note. E in effetti esse sono riprese dalla lettera che Peppe mi aveva inviato molti decenni prima. Franca si è soffermata su queste parole fondamentali del lessico di quella lettera, le ha fatte sue e, già per il fatto di riportarle nel frontespizio, offrendo loro una ieratica collocazione, ne ha ricavato il significato più compiuto, quasi provengano da profondità maggiori rispetto alle stesse intenzioni di Peppe.

Le radici del nostro passato: linfe vitali per orientare il nostro futuro

Qual è il significato più compiuto che se ne può trarre? Che la riattivazione delle radici del nostro passato è una necessità vitale per la costruzione del nostro futuro, che la nostra memoria collettiva deve farsi racconto sociale e storico, capace di riannodarsi alle sue linfe

vitali, che sono quelle unicamente capaci di orientare il nostro futuro. Se ne ricava, quindi, una lezione di vita che Franca riserva innanzitutto ai suoi nipoti, ma è chiaro che si tratta di un modello esportabile su più vasta scala e che è rivolto soprattutto ai giovani, ai giovani che sono il futuro che è già subentrato tra noi.

                          Guardare in alto

In tale senso questa iniziativa non poteva essere un puro fatto celebrativo, ma l’occasione per guardare avanti/oltre, preferibilmente anche in alto. E’ stata l’occasione di destare l’orgoglio di una coscienza collettiva capace di guardare al nuovo sostenuta dalle radici, di lavorare al miglioramento della propria comunità, che è un fatto faticoso, ma quando riesce

Il sindaco di Caivano Enzo Falco presente alla manifestazione

è bellezza e civiltà, elevazione etica, che è premessa e ingrediente di ogni buona politica o semplicemente della politica in quanto attività convergente nella costruzione della polis, cioè degli interessi generali e pubblici di una comunità, la più nobile attività dell’uomo, dopo la teologia.

 

 

Ricordo di Peppe Crispino e  lectio magistralis di Don Franco Donadio

di Giuseppe Costantino

Il pubblico presente alla manifestazione, al centro il prof. Costantino

Il 28 giugno 2021, presso la scuola “don Milani” di Caivano, si è conclusa la due giorni organizzata da Franca Falco, che con le immagini, le parole e gli scritti di Peppe ha voluto ricordare, soprattutto con il cuore di una donna giustamente innamorata, l’opera di un uomo, di un politico e di un educatore di razza, che continua a vivere nella coscienza collettiva della nostra comunità. Un folto pubblico ha testimoniato l’attualità della presenza di un grande, nel passato recente e nel futuro del paese.  L’occasione poi si è rivelata utile per farlo conoscere anche alle nuove

Prof. Francesco Donadio

generazioni, grazie alle testimonianze di quanti si sono cimentati nel compito arduo di farlo rivivere nel pensiero collettivo con la necessaria distanza emotiva, per far brillare una stella di prima grandezza, destinata a vivere a lungo nella memoria di quanti ebbero modo di condividere con lui ansie e progetti di vita. Io ho partecipato a questa due giorni e ho potuto ascoltare la lectio magistralis del prof don Franco Donadio, che, da vero Maestro, ha saputo cogliere lo spirito della manifestazione e l’attualità e positività del pensiero e dell’opera di Peppe.

L’iniziativa di Franca: atto d’amore, valore pedagogico

Nel corso dell’intervento del 28 giugno dopo aver reso visibile e comprensibile il valore dell’iniziativa di Franca che ha voluto porre in essere un atto di amore per il marito, ha continuato indicando il valore pedagogico della manifestazione e sollecitato la necessità di una ripresa dell’impegno in politica di quanti vorranno seguire e ripetere l’esempio di Peppe. A tale scopo ha testualmente affermato che “la riattivazione delle radici del nostro passato è una necessità vitale per la costruzione del nostro futuro, che la nostra memoria collettiva deve farsi racconto sociale e storico, capace di riannodarsi alle sue linfe vitali, che sono quelle unicamente capaci di orientare il nostro futuro.”

intervento di Biagio Abbate, studente del liceo ‘Miranda’ all’epoca della presidenza Crispino

In queste parole non c’è solo il senso del ricordo del pensiero e dell’azione di Peppe Crispino, ma la strada indicata è quella che un intellettuale di razza come don Franco propone per il superamento di una realtà, che allo stato è gelatinosa e incerta. Il ruolo che don Franco svolge con queste parole rivela non solo la potenza rigeneratrice dell’esempio di un amico, ma soprattutto una linea politica per le nuove generazioni per tirare fuori da un pantano maleodorante una comunità incolpevole e dolente. Insomma la memoria collettiva deve farsi racconto sociale e storico e……ingrediente di ogni buona politica o semplicemente della politica in quanto attività convergente nella costruzione della polis.

Volare alto: il messaggio ai giovani di Peppe Crispino e Franco Donadio

‘Ictu oculi’ i destinatari di tale messaggio diventano i giovani, che purtroppo a Caivano sono sempre più lontani da un impegno di cui il paese ha estremo bisogno. Secondo don Franco ogni persona deve impegnarsi a vivere nel suo presente e prendersene cura. Perciò non si deve permettere che le sue parole vadano perdute e, come ci ha indicato il nostro intellettuale, organico, di razza, rivolgendosi ai giovani di spirito, ”bisogna volare alto e ridestare….. l’orgoglio di una coscienza collettiva capace di guardare al nuovo sostenuta dalle radici, e di lavorare al miglioramento della propria comunità, che è un fatto faticoso, ma quando riesce è bellezza e civiltà, elevazione etica”.

La Caivano degli anni 60: punto di riferimento culturale e politico dei comuni a nord di Napoli

Questo è il messaggio che ci viene dal ricordo di Peppe Crispino e questo è il compito che le nuove generazioni sono chiamate ad assolvere, per far rivivere una polis, che nel passato ha saputo essere punto di riferimento culturale e politico per tutti i comuni a Nord di Napoli. Non si può continuare ad assistere con indifferenza al degrado in cui si vive in un

Premiazione sportiva anni 60 a Campiglione, nella foto da sinistra: Donato Vitale, Raffaele Fusco, Padre Anastasio, Giuseppe Crispino, Francesca Falco, Rosetta Donesi, Piergiorgio Martini e Gennaro Topa

comune, dove i giovani degli anni sessanta seppero dar vita a circoli culturali che sapevano interpretare le ansie ed i bisogni del tempo, diventando punti di riferimento di quanti poi diedero vita a cambiamenti importanti nella vita collettiva. Questo fu il terreno di cultura del pensiero e dell’opera di Peppe Crispino, ma anche di don Franco, che fu un appassionato frequentatore dei dibattiti, appassionati ed attuali ancora oggi, organizzati dal circolo culturale dell’epoca “Giacomo Leopardi” e che seppero mettere in discussione equilibri consolidati, ma superati e stantii. Fu un grande momento di partecipazione collettiva alla vita del paese delle nuove generazioni e di risveglio di quanti nel passato erano discriminati e definiti inadatti alla ricerca del sapere perchè non potevano vantare un lignaggio accettabile per i costumi dell’epoca.

Grazie Peppe, grazie Franco!

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