Una delle maggiori criticità presenti nel tessuto sociale dell’area metropolitana di Napoli, e dei comuni a nord della provincia di Napoli, è sicuramente rappresentato dal rilevante numero di bambini ed adolescenti che eludono l’obbligo scolastico e/o che vivono la maggior parte del proprio tempo per strada completamente abbandonati a se stessi nelle più squallide periferie dei nostri territori.
Poche le iniziative in campo per contrastare il fenomeno estremamente diffuso.
Una parte dei ragazzi che non completano il ciclo scolastico finisce per alimentare il grande mercato del lavoro nero. La parte più consistente di chi non va a scuola, invece, non frequenta nessun corso per l’avviamento professionale e, spesso, trascorre le proprie giornate ciondolandosi tra bar e casa.
Altri giovani finiscono spesso, purtroppo, per essere irretiti dalle organizzazioni criminali, che li utilizzano come manovalanza per attività illecite con il miraggio di lauti guadagni.
Questa è la tragica condizione di moltissimi giovani che non riescono a trovare un lavoro dignitoso per costruirsi un futuro.
Per contrastare il fenomeno, occorrerebbero interventi mirati e una forte sinergia fra lo Stato, gli Enti Locali periferici, la Scuola, l’Associazionismo e le Famiglie.
Purtroppo, questa collaborazione tra i diversi enti manca e moltissimi giovani, e anche bambini, sono abbandonati al proprio destino senza una prospettiva di vita ed un futuro da sognare.
A Caivano la situazione è estremamente preoccupante, il covid e le chiusure hanno aggravato le diseguaglianze sociali, con la conseguenza che moltissimi ragazzi sono per strada senza alcuna opportunità sociale, sportiva, ricreativa e culturale.
Il Comune di Caivano non ha più assistenti sociali per seguire le situazioni più critiche e gli interventi previsti e i piani sociali di zona non sembrano incidere in modo significativo sulle condizioni di disagio dell’infanzia e dell’adolescenza caivanese.
Tuttavia urgono provvedimenti organizzativi precisi e puntuali per evitare che i nostri giovani diventino dei futuri criminali a servizio di un mostro sociale come la Camorra.
Bisogna fare presto!
Quelle poche realtà, come quella di Don Maurizio Patriciello, che provano a creare spazi e momenti aggregativi per strappare manovalanza alla camorra e al mercato del lavoro nero abbiamo visto che poi sono costretti a chiudere perché, in fondo, l’assenza dello Stato è così forte che in alcuni territori è impossibile qualsivoglia opera di redenzione, anche se queste realtà andrebbero fortemente tutelate.