Covid-19, variante Delta. Il piano di sorveglianza genomico

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Ieri, 22 giugno, a seguito delle attività settimanali di sequenziamento previste da piano di sorveglianza genomico della Regione Campania, condotto dall’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, dall’Azienda Ospedaliera Dei Colli (ospedale Cotugno) e dal Tigem, sono stati esaminati  321 campioni di soggetti risultati positivi al Covid-19 con tampone molecolare.

Dalle indagini è emersa la presenza di:

  • 170 varianti inglesi
  • 82 varianti indiane
  • 36 varianti brasiliane
  • 6 varianti colombiane
  • 23 europee

Sono in corso ulteriori approfondimenti epidemiologici e sullo stato vaccinale dei soggetti presi in esame.

La variante Delta (variante indiana)

La diffusione della variante Delta del Covid-19, conosciuta in origine come la variante indiana, continua a preoccupare per il numero crescente di casi anche in Italia.

Indagine ISS

Scoperta in India lo scorso ottobre, la variante Delta è oggi responsabile del 90% dei casi Covid-19 nel Regno Unito, e per ora l’ 1% in Italia, secondo una prima ricerca pubblicata il 18 maggio dall’Istituto Superiore di Sanità.

Indagine Ansa

Facendo riferimento alla più recente indagine condotta per l’ANSA dal Gruppo di Bioinformatica del centro Ceinge-Biotecnologie, analizzando le sequenze genetiche di diffusione nazionali della variante Delta, la sua presenza sarebbe arrivata al 3,4%, con focolai già in otto regioni tra cui Lombardia, Lazio, Sardegna, Trentino-Alto Adige, Puglia e Veneto.

Stima di Financial Times

Secondo una stima pubblicata da Financial Times, l’Italia si piazza al quinto posto al mondo, con il 26% dei casi, nel periodo compreso tra il 1 gennaio ed il 16 giugno 2021. 

Ecco il prospetto

Le stime indicano che Gran Bretagna e Portogallo sono i Paesi ad avere la maggiore concentrazione di variante Delta, rispettivamente con il 98% e il 96%, fra i Paesi che hanno depositato le sequenze. Seguono gli Stati Uniti con il 31%, quindi Italia (26%), Belgio (16%), Germania (15%), Francia (6,9%).

Le deduzioni del quotidiano britannico provengono da uno studio basato sulle sequenze genetiche depositate nella banca internazionale dei dati genetici Gisaid e dei dati provenienti dall’istituto di ricerca belga Sciensano.

La banca internazionale di dati genetici Gisaid è la banca dei dati genetici nella quale tutti i Paesi del mondo depositano le sequenze genetiche del virus SarsCoV2.

Nuove attività di ricerca

In Italia il ministero della Salute ha disposto una nuova indagine rapida per stimare la diffusione nel Paese delle principali varianti del Coronavirus in Italia, a partire proprio dalla Delta e che ha preso in considerazione i campioni notificati il 22 giugno, dei quali si sono ottenute le sequenze genetiche. Ed è proprio questa attività di monitoraggio, ovvero il piano di sorveglianza genomico della Regione Campania, che ci aiuterà a comprendere l’andamento della variante Delta, e differenziare i dati in base alla popolazione di riferimento.

Sintomi Variante Delta

La variante Delta sembra dare “sintomi leggermente diversi” dai soliti già riconosciuti. Ad essere coinvolto, maggiormente l’apparato respiratorio: raffreddore, naso che cola, mal di gola, mal di testa sembra il sintomo più comune, la febbre, la tosse, solo quinta e raramente questa variante sembra dare anosmia ossia perdita di olfatto. Si trasmette facilmente, è più contagiosa e porta in ospedale di più. Ecco perché non bisogna sottovalutarla. Restano invariate le norme di autotutela, in virtù delle possibili evoluzioni delle varianti.

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