Il 16 giugno 2021 la Procura Regionale della Corte dei Conti della Campania, con nota prot. 17535, delegava la locale Tenenza dei Carabinieri di Caivano di comunicare all’Amministrazione Comunale i nominativi di coloro che, sulla base dell’istruttoria, erano presumibilmente responsabili dello stato di dissesto dell’Ente dichiarato il 18 giugno 2016 dall’Amministrazione Comunale di Simone Monopoli.
In realtà, lo scopo principale del procuratore della Corte dei Conti resta quello di evitare la prescrizione ai soggetti presumibilmente colpevoli del dissesto, per continuare le indagini al fine di condannare i rei amministratori.
Nelle stanze del municipio mentre si discuteva del nuovo bilancio e della spinosa questione del “dissesto si” o del “dissesto no”, circa 33 soggetti appartenenti alle innumerevoli giunte del Sindaco Tonino Falco si sono visti notificare dai Carabinieri di Caivano un avviso di “Costituzione in mora – Interruzione termine prescrizionale”.
L’arco temporale di riferimento va dal 15 aprile 2010 al 19 giugno 2014.
Secondo la Corte dei Conti e la Commissione Straordinaria di Liquidazione l’ammontare presunto della massa passiva accertata ammonterebbe a circa 25 milioni di euro di debito.
Nella nota, notificata ai soggetti indicati dalla Corte dei Conti, si intimano e mettono in mora “rispetto alle possibili contestazioni di responsabilità amministrativo-contabile, di matrice risarcitoria piuttosto che sanzionatoria, che potranno derivare in virtù delle suindicate pregiudizievoli condotte e, conseguenzialmente ne interrompe il pertinente termine prescrizionale anche in relazione all’eventuale azione di responsabilità amministrativo-contabile che potrà essere azionata, a valle delle summenzionate attività accertative, della competente Procura Regionale della Corte dei Conti”.
Possiamo con fermezza ammettere che la Corte dei Conti, conscia dei propri ritardi nel punire i colpevoli del dissesto finanziario spara nel mucchio appellandosi ad un principio giuridico, non ben definito, di interruzione del termine prescrizionale.
Ma, soprattutto, a distanza di così tanti anni come si fa a parlare ancora di presunto ammontare? Perché la Corte dei Conti non ha ancora certificato il danno, unico elemento in base al quale poter condannare gli eventuali responsabili?
Riuscirà la Corte dei Conti a non vanificare gli sforzi, fino ad oggi messi in campo, e ad essere celere nella quantificazione precisa del danno per poterne accertare profili di responsabilità ed eventuali condanne risarcitorie?