L’ultima seduta utile del Consiglio Comunale di Caivano si è svolta il 23 aprile, pochi gli argomenti all’ordine del giorno, soprattutto regolamenti e alcune mozioni presentate e la solita ora destinata alle interrogazioni e all’interpellanze.
Niente di particolarmente rilevante, tantomeno argomenti divisivi.
Eppure a norma di regolamento andrebbe convocato almeno una volta al mese (non convocato già nel mese di gennaio e maggio), oppure ogni volta laddove sussistano motivi d’urgenza. Evidentemente ci sono motivi che hanno indotto sindaco e presidente del consiglio a silenziare il consiglio comunale, di fatto espropriando i consiglieri comunali dall’affrontare e discutere di quanto sta accadendo nel paese.
L’attuale amministrazione comunale è attanagliata da una crisi politica innescata dalla decisione di due consiglieri che sostengono l’attuale sindaco di abbandonare rispettivamente Italia Viva e Orgoglio Campano e di confluire prima nel gruppo misto e poi rimpinguare le file del gruppo Noi Campani.
Da oltre 40 giorni il paese assiste attonito all’infinita serie di riunioni fino ad adesso inconcludenti per individuare un nuovo assetto all’interno dell’esecutivo guidato da Falco.
Una crisi che non ha impedito all’amministrazione di adottare atti che hanno una valenza strategica per il paese. In particolare la giunta, malgrado le dimissioni dell’assessore Tonia Antonelli e dell’assessore al bilancio Pasquale Mennillo, ha approvato una serie di progetti di fattibilità per la realizzazione di opere pubbliche (prolungamento pista ciclabile, realizzazione area a verde nell’area ex scuola Lanna, recupero torre civica, trasformazione isola ecologica, riconversione edificio ex macello, creazione area a verde al posto del campo Faraone, ristrutturazione e messa in sicurezza scuola Collodi).
Tutti progetti che dovranno essere finanziati dallo Stato in attuazione del DPCM del 21 gennaio 2021 relativo ai progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di emarginazione sociale.
Si tratta di una progettualità che non ha visto il coinvolgimento del consiglio comunale, eppure il sindaco Falco, nella dichiarazioni programmatiche, aveva esplicitamente affermato che le scelte strategiche che riguardavano il paese sarebbero state discusse nel consiglio comunale. Evidentemente c’è stato un fraintendimento.
Il sindaco Falco probabilmente voleva dire che le scelte strategiche appartengono all’amministrazione e il consiglio comunale può solo ratificarle.
Se poi non si è d’accordo si possono sempre presentare interrogazioni interpellanze e mozioni.
In fondo come ci ha insegnato Niccolò Machiavelli nel suo attualissimo ‘Il Principe’, la politica è solo un esercizio di potere. Tutto si può fare, basta racimolare i numeri anche otturandosi il naso.