Il 27 maggio in tutte le sale cinematografiche sarà proiettato il film “Fortuna-the giant and the girl”, che è già al centro di un grosso dibattito etico e mediatico. Dopo la denuncia ai carabinieri arriva anche un ricorso urgente, da parte dei genitori di Fortuna Loffredo per chiedere l’inibizione della proiezione e della distribuzione nelle sale.
A presentarlo sono stati gli avvocati Angelo Pisani e Simona Trongone, legali di Pietro Loffredo (il padre di Fortuna) e Domenica Guardato (la madre di Fortuna) i quali già in fase di preparazione del film avevano presentato contro i produttori del film una diffida con cui notificavano il loro diniego all’uso del nome della figlia e presentandola anche all’ Ufficio del Garante per l’Infanzia.
«Questa storia si poteva raccontare in molti modi – dice Nicolangelo Gelormini, il regista – ma quello che volevo su tutto era evitare con cura la strada del realismo.
L’idea era di non raccontare una vicenda talmente atroce da essere irrappresentabile. Fortuna è infatti più la storia di un
tradimento degli adulti e del desiderio dei bambini di essere
amati e accolti».
Parole dure del regista, completamente in antitesi al dolore di due genitori straziati dalla perdita di una bambina, che ancora oggi non trovano pace. La morte di Fortuna è stata devastante per un’intera comunità, e ha fatto luce su questioni importanti. Quando si parla di violenza, bisognerebbe essere cauti nell’uso delle parole; anche un solo termine inadeguato può ferire.
Per i produttori dell’opera cinematografica “Fortuna”, non c’è alcun riferimento al fatto di cronaca, essendo una rappresentazione artistica, libera, di fantasia che prendeva solo spunto dal noto dal triste fatto di cronaca.
Una tesi contestata dagli avvocati di Pietro Loffredo e Domenica Guardato secondo i quali, invece, il film è connotato da particolari caratteristiche, da simbolismi e da giochi, anche sonori, attraverso i quali vengono rappresentati eventi realmente accaduti.
Dichiarazioni degli avvocati
«Il film – scrivono gli avvocati nel ricorso indirizzato al Tribunale di Napoli Nord – è addirittura intitolato col nome della piccola. Circostanza che, come altre, può suscitare un “transfert o, peggio, “grande suggestione” in coloro che hanno vissuto quella tragedia ed alimentare il dolore delle vittime innocenti».
«Anche da solo -sostiene il legale Pisani– ma combatterò sempre tutti i mostri a tutela dei bambini. Dove sono le istituzioni, l’Unicef, il garante per i minori, il garante per la privacy, le tante associazioni nate per tutelare i diritti dei bambini con la Carta di Treviso».
«Sembra che tanti fingano di non capire e molti girano la testa forse perché Fortuna non era una bimba di Posillipo o di una fiorente città del nord».
Continuano gli avvocati: «Non è giusto che i genitori e i fratellini di Fortuna debbano rivivere la tragedia e il dolore anche attraverso gli schermi cinematografici. Ciò che più indigna poi è sentire i responsabili del film negare le evidenti similitudini tra la pellicola, che porta anche il nome della sfortunata bimba di Caivano, e la tragedia vissuta da Fortuna. Similitudini, peraltro, sottolineate anche da tutta la critica cinematografica e stampa».
«I genitori non hanno dato alcun consenso, sta andando in onda solo ipocrisia, assistiamo al parossismo del politicamente corretto, temi come la pedofilia vanno trattati con i piedi di piombo, anzi di più! Sarebbe bello che tutti si impegnassero senza paura dei poteri forti per evitare altri danni ai fratellini di Fortuna che con tali esempi saranno ancora vittime di atroce violenza».