Gli atti vandalici continuano anche in zona rossa e il più delle volte, gli autori sono giovani adolescenti che anziché rispettare le norme anti-Covid, si riversano per strada, trovando divertente creare danni al prossimo. E’ ciò che sta accadendo a Caivano, dove tante sono le segnalazioni che evidenziano un problema ormai diffuso nella comunità e che dovrebbe richiamare l’attenzione delle autorità.
Pubblichiamo un messaggio di sfogo di un cittadino che improvvisamente e senza alcun motivo ha dovuto subire un danno da “bulli di quartiere”. Le sue parole ci hanno colpiti perché hanno perfettamente esplicato il comportamento di questi ragazzi che ledono la tranquillità altrui, solo per il bisogno di manifestare il proprio ego.
Simbolismo di un’adolescenza travagliata, già messa in crisi da un problema grande ed importante come quello della pandemia. Se da un lato, la scuola come agente di socializzazione tende ad essere meno presente per via di un contatto solo telematico, dall’altro, la famiglia dovrebbe compensare quelle lacune di affetto, vicinanza e soprattutto educazione, una parola che sembra quasi antica, ma che ha un valore unico ed imprescindibile.
Messaggio di un cittadino
“Salve, volevo denunciare quanto accaduto oggi pomeriggio, circa verso le 17, fuori casa mia. Un gruppo di ragazzi, a cui a primo impatto non darei più di 10/11 anni ciascuno, non so come siano riusciti a rompere il vetro della mia finestra ma come si può ben vedere dalla foto è andato in frantumi.
Non è stato lanciato nulla, ma come ben si evince dall’altezza della crepa, direi che qualcuno si sia divertito, molto probabilmente con qualche oggetto in mano, a tirare un pugno così, per gioco, perché così gli diceva il cervello in quel momento, perché questo era un simbolo di supremazia.
Io ora vorrei rivolgermi ai genitori di questi ragazzi, noncuranti della vita dei loro figli e molto probabilmente, come ben si dimostra, anche dell’educazione e della salute dei loro figli, nonché del rispetto delle regole.
Perché oltre che farli uscire di casa in una situazione nel bel mezzo di una pandemia e nel bel mezzo di una zona rossa, tra l’altro rafforzata, hanno deciso di educarli alla “legge del più forte”, senza curarsi di ciò che essi fanno una volta giù in strada.
Non mi importa del danno, tra l’altro da figli così non ci si può aspettare che di peggio dai genitori, quanto lo spavento che ci è stato arrecato oggi al colpo improvviso e insensato.
Ecco, ora vorrei rivolgermi a tutti voi che magari almeno un po’ vi sentite chiamati in causa, se tutto questo fosse successo ad una famiglia davvero in difficoltà?
Una famiglia che magari in un momento così delicato e difficile ha davvero difficoltà a mettere un piatto a tavola, da un momento all’altro si troverebbe anche ad affrontare una spesa fuori dal budget giornaliero dedito al sostentamento e ad arrivare a fine mese.
Com’è possibile che anche in un momento del genere si assiste al menefreghismo e alla noncuranza delle persone?
La verità è che a Caivano non si può più vivere, a Caivano ormai si deve solo sopravvivere.
La verità è che non risolverò nulla neanche con questo messaggio, perché la noncuranza e l’ignoranza continueranno a farla da padrone nelle persone, soprattutto quelle caivanesi e non sarà di certo il messaggio di un ragazzo che desidera da anni ormai andare via, almeno alla ricerca di un paese civile, a farli cambiare idea ed atteggiamento.
Ma vorrei solo che tutto questo servisse a riflettere, almeno un po’, e capire in che paese viviamo e a cosa andranno incontro i nostri figli, fratelli e nipoti”.