8 marzo: “Non vogliamo essere festeggiate, ma ricordate!”

0
887

“Non vogliamo essere festeggiate, ma almeno ricordate!” E’ questo il messaggio che vorremmo esprimere al mondo durante la Giornata Internazionale della Donna. Anche se spesso, si sottolinea la verità inconfutabile, che la condizione delle donne dovrebbe essere tutti i giorni presente agli occhi di chi dimentica la disparità di genere. Non un discorso femministico, ma un dato di fatto.

“Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”

Il 16 dicembre 1977, con la risoluzione 32/142 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose ad ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale” (“United Nations Day for Women’s Rights and International Peace”). Adottando questa risoluzione, l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace, con l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese. L’8 marzo, che già veniva festeggiato in diversi paesi, divenne la data ufficiale di molte nazioni.

Ogni contesto caratterizza la condizione di “vivibilità” per il genere femminile ed in una realtà come Caivano, forse l’idea di sentirsi “relegate” è predominante. Riflettevo sul concetto di “sicurezza”. Uno slogan di una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, recitava “lo Stato deve proteggere il genere femminile”. A questo, tanti commenti negativi di persone che rivendicavano il diritto di sentirsi autonome nella tutela personale. Certo è possibile, ma con quante soluzioni fattibili?

Essere donne a Caivano

Una donna in questo contesto non si sente affatto sicura per strada, quando passeggia con o senza persone accanto, che sia da sola o accompagnata. Una donna in questo paese deve nascondere il suo essere femminile, deve cercare di non dire, di non essere. Soprattutto, se una donna non rientra nei modelli classici, nello status “moralmente” accettabile, diventa vittima.

Quindi, sono d’accordo con chi sostiene che la donna debba essere difesa da uno Stato presente, vigile ed attento. Nel periodo della pandemia, un anno esatto, sono aumentati di gran lunga i casi di violenza domestica.

I dati sulla violenza di genere

Tra marzo e giugno 2020 il numero delle chiamate sia telefoniche sia via chat al numero antiviolenza 1522 secondo i dati Istat è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+119,6%), passando da 6.956 a 15.280.

Non dovrebbe preoccuparci, che a fare del male sono soprattutto i compagni, i mariti, i fidanzati, piuttosto che persone estranee? Nonostante i casi di stupro siano sempre tanti. Ma questo dato è sempre sconcertante.

Per ogni vittima di violenza, muore un fondamento della nostra società

Un discorso che possiamo estendere a tante realtà di provincia del Mezzogiorno, è che purtroppo è difficile scardinare questo dato di fatto, perché il “patriarcato” e la formula della “donna emancipata”, sono state e lo sono tuttora, due mentalità in forte contrasto tra loro.

La nostra generazione è la terra di mezzo, un risultato di valori che oggi non funzionano per una società moderna. Una realtà che purtroppo è ancora intrisa di pregiudizio, noncuranza delle conseguenze della maldicenza o della ghettizzazione.

Dopo tanti casi di cronaca nera, che hanno messo al centro dell’attenzione il nostro paese su scala nazionale per il tema dell’abuso sessuale sui minori, credo sia necessario rivolgere l’attenzione anche alla violenza di genere. Manca un osservatorio al riguardo.

Parola chiave: sensibilità

Sarebbe interessante comprendere come vivono le nostre donne, come fanno a sopravvivere le nostre giovani concittadine, da quelle disoccupate a quelle che subiscono la casalinghità.

La conoscenza porta alla sensibilizzazione, che a sua volta porta alla prevenzione. Sarebbe bello leggere di queste iniziative e non di battibecchi sui social. Sarebbe interessante poter rivalutare questo paese, come realtà moderna, scevra dagli antichi retaggi culturali.

Il mio augurio è che tutte le donne di Caivano possano appropriarsi della loro identità senza alcuna forma di costrizione e che possano realizzare i loro sogni, nonostante le mille difficoltà della vita. 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here