La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia. Il nostro paese ha violato il diritto UE sulla qualità dell’aria e lo ha fatto in maniera continua e sistematica, tra il 2008 e il 2017, sforando in più zone del paese i valori limite applicabili alle concentrazioni di particelle PM10.
L’acronimo PM deriva dal termine inglese “Particulate Matter” (materiale particolato) e viene utilizzato per indicare le polveri sottili (o pulviscolo), quell’insieme di particelle microscopiche, solide e liquide, di diversa natura e composizione chimica, che si trovano in sospensione nell’aria che respiriamo. Nello specifico il termine PM10 individua la quantità che è una delle frazioni in cui viene classificato il particolato atmosferico
La realtà evidenziata dalla Corte di Giustizia Europea è che la qualità dell’aria non riguarda solo la pianura padana, ma vaste zone del Paese, tra cui l’area di Napoli, di Caserta e la parte collinare di Benevento. Alle Regioni, era demandato l’attenzione di una serie di piani per il rientro in parametri indicati dalla UE.
L’Emilia Romagna e la Toscana, con l’intento di rientrare nei limiti indicati dalla Comunità Europea, è stato stimato nel 2020, più la Lombardia ed il Veneto nel 2025, e in più la Regione del Piemonte nel 2030.
La Corte di Giustizia Europea ha altresì sottolineato che le Regioni dell’Umbra, del Lazio, della Campania e della Puglia non hanno indicato i termini per il raggiungimento degli obiettivi richiesti.
Nella Terra dei fuochi continuano ad essere accesi i roghi, e la gente continua a morire.