Antonietta Monfrecola è una candidata di “Forza Italia” al consiglio comunale di Caivano, per le prossime elezioni amministrative. In passato, è stata candidata con la lista “Orgoglio Campano”, oggi il suo intento è di riuscire a dare un apporto valido al paese, andando ad analizzare le conseguenze di una politica che spesso ha fatto scelte sbagliate per le nostra terra.
Il suo impegno per la comunità nasce dalla volontà di migliorare le cose, partendo dalla sanità e dall’assistenza, in quanto di professione è un’infermiera e tutti i giorni si rapporta con chi deve affrontare realtà difficili.
In quale settore le piacerebbe dare il suo contributo?
Il mio lavoro mi porta ogni giorno a confrontarmi con persone ammalate di cancro. In piena emergenza sanitaria causata dal Covid, sembra che quasi abbiamo dimenticato che i nostri ammalati sono soprattutto coloro che hanno patologie oncologiche e che spesso arrivano alla morte.
Le conseguenze della “Terra dei fuochi” sono molto chiare ai medici, agli infermieri e quindi ai pazienti, ma mancano studi adeguati che possano spiegare davvero quanto la correlazione tra inquinamento e malattia sia così determinante.
Vorrei impegnarmi per avere un Registro Tumori, non solo aggiornato, ma soprattutto con dati reali che facciano riferimento anche al territorio di Caivano. Ma non solo, quante volte ho pensato che sarebbe di necessaria importanza un pronto soccorso, una struttura adibita all’assistenza sanitaria, come un Sert, o un consultorio, funzionanti all’interno dell’Asl. Spero un giorno di poterle vedere tutte queste cose.
Come le appare Caivano rispetto agli altri comuni?
Il motivo della mia candidatura nasce anche perché vorrei che Caivano emergesse. Oggi è una periferia totalmente isolata dal resto dei paesi e della città di Napoli. Come sappiamo, geograficamente, il paese gode di una buona posizione strategica, ma mancano i mezzi di trasporto pubblici necessari per i collegamenti. Non solo, vorrei insistere sul fatto che non abbiamo nessuno in Regione che ci rappresenti davvero. Le nostre idee, i nostri progetti, ma soprattutto i nostri problemi non vengono affatto considerati dai vertici più alti. Dobbiamo fare in modo da cambiare questa situazione ed uscire dall’isolamento più totale.
E dei giovani?
I nostri figli non sapendo come trascorrere il proprio tempo, come sappiamo, escono altrove. Basta fare quattro chilometri fuori Caivano e trovarsi in un mondo diverso. Come è possibile, che ci siamo ridotti a questo? Non ci sono luoghi di aggregazione, il paese dopo un certo orario, è morto.
I giovani hanno bisogno di vivere, di crescere e saper apprezzare le proprie origini. Come potrebbero farlo, se non ci sono le basi? Allora, per conoscere l’identità culturale, si potrebbe partire dai luoghi che conservano una memoria storica. Insegnare ai giovani di Caivano, il motivo di alcuni monumenti, e poi dare loro la possibilità di apprezzare la propria città con nuovi punti di incontro. Un futuro è possibile, dobbiamo volerlo.