Articolo a cura dell’ avvocato Salvatore Ponticelli
Don Luigi Sturzo amava sottolineare il carattere straordinariamente rivoluzionario del Cristianesimo, che senza distruggere edifica, che senza violenza rinnova, che senza dividere unisce, che senza guerra pacifica.
Non ci può essere più radicale trasformazione del carattere di una società di quando al suo centro e come forza motrice del suo divenire, viene posto un amore disinteressato e pacificatore tale da vincere gli egoismi e contrastare gli odi, le gelosie, gli orgogli, le divisioni… Cioè tutte quelle forze negative che turbano la società umana e la dissolvono.
Di qui la necessità e il ruolo che possono e debbono avere cittadini nella società attuale, dove tutte queste forze negative sono presenti e imperano.
Diventa forte il pensare di occuparsi di queste società, di dare il proprio contributo e di darlo soprattutto nell’ambito socio-politico dove più si avverte la necessità. Bisogna iniziare a pensare, come diceva il maestro Lazzati, politicamente anche le nostre esistenze di credenti. Un pensare alla politica perché è arrivato il tempo di passare alla enunciazione dei principi di uguaglianza, di solidarietà, di libertà di giustizia, alla loro applicazione nella vita degli uomini.
È la stessa Incarnazione di Cristo che ci porta ad essere vicini ad ogni uomo specie nei momenti e negli ambiti dove, più che altrove, viene messa in discussione la sua dignità e i suoi diritti inalienabili. Si tratta di prendere sul serio la politica che viene descritta da Paolo VI° come modo arduo e complesso di vivere la carità. E’ la forma più alta della carità cristiana seconda soltanto alla carità religiosa. L’impegno socio-politico è una manifestazione di quel servizio che la Chiesa ei cristiani sono chiamati a rendere con viva dedizione alla società per l’edificazione di un ordine sociale e civile rispettoso dell’uomo secondo l’insegnamento dato dal Cristo: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve”. Bisogna portare in politica lo stile evangelico di colui che si pone al servizio e non ricerca del potere.
Mancando questo atteggiamento di servizio, il potere si avvita su se stesso alla ricerca del proprio tornaconto dei propri interessi o affari, facendo divenire la politica collusione e corruzione clientelismo. Prima del Concilio Vaticano II° quando un laico voleva farsi Santo si appoggiava, esclusivamente, alla spiritualità benedettina, francescana, domenicana o gesuita. La grande scoperta del consiglio è che la laicità, ossia il vivere nei processi economici, politici, storici, è anche da fonte di salvezza di santità quando esse esprime l’amore la carità che Dio ha per tutti gli uomini. Di qui si sa che vivendo questa la recita saremo non solo apprezzati dagli uomini, ma anche tante e immacolati al cospetto del Signore.