Giornalisti sotto attacco, quando la verità diventa scomoda

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Quando si parla di camorra, si fa fatica a riconoscerne le tracce nel luogo dove viviamo, perché nessuno vorrebbe confrontarsi con una realtà così dura da combattere, eppure ci sono ogni giorno persone che rischiano la propria vita per farlo.

La categoria dei giornalisti, ultimamente, è presa d’attacco. Se prima era considerata una professione d’eccezione, con rispetto e valore, oggi sembra sia diventata una sorta di capro espiatorio collettivo dove far risiedere gli odi e gli scontenti di tante persone.

Il caso di Nino Pannella

Oggi, un giornalista che si occupa di cronaca nera, dunque di camorra, è stato minacciato. Non è la prima volta, e forse non sarà nemmeno l’ultima. Il suo nome è Nino Pannella, un collega che merita stima e rispetto, che sa fare davvero il suo mestiere e forse per questo le sue parole danno fastidio.

Raccontare la verità non è semplice nei territori a ridosso tra la corruzione e l’illegalità, dove appunto la criminalità regna indisturbata. Oggi chi prova a far venire alla luce delle realtà scomode è una mosca bianca e rischia la sua incolumità. Nino ha raccontato di episodi di camorra, di stragi accadute sotto gli occhi di tutti in pieno giorno. Si tratta di fatti evidenti, incontestabili, ha esercitato il suo diritto di cronaca e per questo è stato minacciato non una, ma due volte.

Strategie della paura

L’ultima volta è accaduto con una lettera minatoria, dove il giornalista è stato obbligato a pubblicarla. Il crimine detta le regole e la paura o l’onestà fa agire, nonostante tutto, per difendere la verità. Nino ha parlato non solo di Acerra, territorio in cui vive, combatte e lavora, ma ha fatto riferimento anche a Caivano, il nostro paese che proprio pochi giorni ha si è reso luogo di scene raccapriccianti. Una bomba carta esplosa davanti alla serranda di un negozio di abbigliamento alle 22.45, quando qualcuno sarebbe potuto tranquillamente passare a piedi ed esplodere insieme a tutto il resto.

Spunti per riflettere

L’evento è gravissimo, se pensiamo che episodi del genere non si vedevano dagli anni ottanta. Cosa sta succedendo in questo periodo al mondo sommerso dell’illegalità? La crisi è talmente forte da non dover veramente guardare in faccia a nessuno? Il Covid-19 ci ha messo davanti alla tragedia del secolo, facendoci comprendere che senza soldi siamo nulla o ci ha fatto capire che effettivamente qualcosa di umano possiamo ancora recuperarlo? Intanto i giornalisti provano a raccontare la verità e sono minacciati, ma resistono e sottolineo, rischiano, la vita.

La solidarietà tra i colleghi

Le minacce quando arrivano, una dietro l’altra, non sono mai da sottovalutare. L’episodio è stato tale per cui l’Ordine dei Giornalisti della Campania, insieme al Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania si sono mobilitati per difendere Nino, non solo a parole, ma per tutto il sostegno di cui necessita. Noi non vogliamo abbassare la guardia, ma non vogliamo nemmeno fingere che le cose non esistano ed è giusto che chi ci legge sappia la verità.

Prima di offendere un giornalista…

Prima di insultare, aggredire, offendere un giornalista, è importante ricordare che quella persona sta facendo il suo lavoro, con tutte le difficoltà del caso, e sta rischiando un po’ della sua vita, mettendosi in realtà scomode che nessuno vuole vedere, sporcandosi le mani, in nome della verità. Un ideale che ci costa tanto, ma che è il nostro imperativo per fare bene questo lavoro. Allora la vicinanza, in nome di vice-segretario del SUGC, ma soprattutto come collega ed amica di Nino, lo voglio non solo ribadire, ma gridare forte a chi spara sentenze contro la nostra categoria, contro chi gioca a minacciarci e chi disprezza, ma in fondo ammira e magari vorrebbe rischiare di vivere con questi ideali e non ci riesce.

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