L’origine delle varie zone di Caivano: ‘N coppa a via Nova’

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Nel VI secolo era già nota l’attuale corso Umberto I, era una strada sterrata che collegava i paesini sorti a nord di Napoli e quelli a sud di Caserta, per centinaia di anni collocata fuori le mura perimetrali.

Solo nel XVII secolo di cominciò a edificare: in quegli anni fu ampliata con basolatura, lavori in parte sostenuti da Borbone per avere un più agevole collegamento per raggiungere la Reggia di Caserta da Napoli. 

Da quel momento divenne per i caivanesi la celebre ‘N coppa a via Nova’, essa parte da ‘n’copp o’ponte’ e termina ‘for o’casin’.

giardinetti

Al centro ci sono i giardinetti e il quadrivio Gramsci, San Marino e nell’angolo con via Rosselli e Don Minzoni il posto è detto ‘for a Tavern’ dove nell’800 e per buona parte del 900 vi erano molteplici attività che il tempo, le invenzioni e i centri commerciali hanno spazzato via.

‘Ncoppo o’ponte’ c’era  o’mulino, il pastificio più antico del meridione, mentre l’attuale villa comunale era il deposito dei tram che partendo da Caivano conducevano a Napoli Porta Capuana.

Di fronte senza un posto fisso su un ampio marciapiede si posizionava ‘o’funaro’ un uomo che intrecciava la canapa realizzando ogni genere di fune.

Ai lati della ‘Viuccella r’e Rose’ c’era il bar della signora Flora, all’angolo di via Savonarola ‘Mastu Rocco 6 ferrocavallo’.

Poi il bar Olimpico e la cantina di Titella mentre di fronte esisteva il piccolo laboratorio di Mast Luca che fabbricava arnesi campestri. All’angolo di via Don Minzoni c’era Mattia o’Mullunar, all’angolo di via Rosselli l’antica Taverna, dove si ristoravano i regnanti borbonici nell’attesa del cambio cavalli.

Subito dopo c’e ancora il settecentesco Palazzo Capece, più avanti il bar Rosso e Nero dove nei primi anni sessanta con gli amichetti si andava a ballare il Rock and roll, a insegnarcelo c’era un soldato americano di colore, che asseriva di essere il nipote del mitico cantante e trombettista americano Louis Armstrong. 

Più avanti ancora il mitico bar Cortese, ‘chill re’ scuipafemmen’, poi la pasticceria Romano dove alla cassa spesso c’erano le figlie del titolare, ragazze belle e fascinose, che all’epoca fecero innamorare tutti i giovani frequentatori. Sulla sinistra il bar Nocera, ‘chill re sturient’ a via Gramsci.

Bar Tina

Da metà settecento c’era ‘O’ Mannese’ costruiva e riparava carretti e calessini, al suo posto dal 1960 il bar Tina, dal nome della storica proprietaria. Più avanti ‘A’ Cantina e Giacomino Acerrano Pagnano’, tutte attività che il tempo ha portato via con se.

Nell’arco degli anni ho conosciuto sul corso tante belle persone che purtroppo non ci sono più, ognuno di loro ha lasciato qualcosa. Il De Lucia, Vitagliano, Sullo, Francesco Russo, Aniello Perrotta, i fratelli Di Sarno, Papaccioli, Antonio Montella, con quest’ultimo ero legatissimo anche se ci dividevano vent’anni d’età, fraterna amicizia, uomo di illuminata intelligenza che spesso mi professava chiose… la più ricordata: ‘Gaetà quando incontri una persona che sa fare tutto, che sa tutto, che non ha bisogno di niente e di nessuno, nun te può sbaglià: e incuntrat nun grande strunz’

 

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