Quello che è accaduto alle Politiche sociali era prevedibile

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Da tempo i servizi comunali sono nella massima disorganizzazione per responsabilità della commissione straordinaria che gestisce il paese e poco ha fatto in questi anni per rendere efficace la macchina comunale palesemente in difficoltà.

Negli ultimi anni gli organici del comune si sono sensibilmente assottigliati, creando dei vuoti che andavano prontamente ricoperti. Ci si è attardati in stucchevoli tecnicismi riapprovando, di continuo, una pianta organica senza mai mettere mano ad un serio e fondato piano occupazionale.

Il risultato, a tutti evidente, il comune non ha più risorse e professionalità per gestire la casa pubblica. Questo è tanto più palese per le Politiche sociali, un settore che denuncia da tempo una carenza strutturale di figure professionali in grado di fronteggiare una situazione sociale al limite del collasso.

Caivano da anni vive una situazione di grave degrado sociale, ascrivibile a diversi concomitanti fattori.

L’area Asi non è mai diventata un reale attrattore economico, non ha prodotto una reale occupazione sul territorio e nemmeno un indotto.

L’agricoltura ha perso molto delle potenzialità presenti sul territorio, il commercio è stato stritolato dalla presenza ai confini di importanti centri commerciali.

Caivano è diventata una sorta di Ghost town, dove si sopravvive soprattutto di lavoro irregolare, precario, alla giornata. Con il lockdown la situazione è precipitata e migliaia di famiglie sono sprofondate in una situazione di grave indigenza.

La somma stanziata dal governo di circa 400 mila euro è apparsa assolutamente inadeguata per fronteggiare una crisi economica così grave.

I servizi sociali non potevano reggere una situazione così difficile oltre che per propri limiti e carenze soggettive anche e sopratutto per l’estensione del disagio.

Negli anni passati è mancata una capacità di lettura del disagio sociale e della sua articolazione sul territorio. Nel mentre si estendeva l’area del disagio, i bilanci via via approvati dopo il dissesto finanziario prevedevano tagli sanguinosi per le politiche di contrasto alla povertà.

Senza un serio e strutturato welfare locale il paese rischia la decomposizione sociale e di consegnarsi all’illegalità diffusa, di cui gli episodi di oggi rappresentano solo i prodromi.

 

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