Il Parco Verde di Caivano, è un agglomerato urbano nato in seguito al terremoto del 1980, un ammasso di casermoni in cemento e amianto dove lo Stato è totalmente latitante.
Il Parco Verde è una delle più importanti piazza di spaccio d’Italia e forse dell’Europa intera.
All’interno del Parco Verde risiedono una rilevante percentuale di criminali. Tutto questo, però, non può tradursi in una demonizzazione del quartiere.
Se si è arrivato a questo c’è una responsabilità politica ben precisa che risale agli anni 80’ quando fu un grave errore deportare migliaia di cittadini da Napoli a Caivano, così come grave fu sbagliato costruire un agglomerato totalmente isolato dal paese.
L’errore più grande fu quello di concedere ad altri Enti (Asl, Provincia etc…) quelle strutture che potevano rendere vivibile l’area e che non sono mai stata utilizzati in maniera appropriata.
Chi ha buona memoria sa che fu realizzata una biblioteca e un centro sociale mai gestiti dal Comune e conseguentemente vandalizzati. Poi fu realizzato un Centro Commerciale anch’esso vandalizzato, affidato all’Amministrazione Provinciale che ha realizzato una succursale dell’ITIS.
Furono poi realizzate delle botteghe artigianali mai affidate.
Tutto questo si è tradotto in un impoverimento sociale e culturale che ha favorito l’espandersi di gruppi criminali che progressivamente sono diventati l’unico referente per gli abitanti.
Nel Parco Verde non c’è lo Stato ma non c’è neanche il Comune che offre servizi scadenti e alquanto inesistenti.
Il Parco Verde è diventato come una Banlieue francese dove cresce ogni giorno l’odio contro le istituzioni e la credibilità dello Stato che è pari a zero.
Lo Stato deve fare la sua parte e i cittadini onesti la loro ma, soprattutto occorre un progetto ampio e articolato per recuperare una vivibilità che per adesso sembra una chimera.